La recensione del film Colonia

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COLONIA - RECENSIONE

Colonia recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[Colonia recensione] - Cile, 1973. Con l'assassinio di Salvador Allende e il golpe militare del generale Pinochet, il Paese latinoamericano piomba in uno dei periodi più bui della sua storia. Migliaia di prigionieri politici vengono uccisi o fatti sparire. Una parte di questi finisce a Colonia Dignidad, missione fondata da un gruppo di immigrati tedeschi e rigidamente guidata dal predicatore laico Paul Schäfer, detto Pius (Michael Nyqvist). Ufficialmente è un villaggio i cui abitanti sono chiamati a praticare e onorare la propria fede attraverso la fatica del lavoro. Di fatto è una comunità religiosa chiusa, dove i residenti vivono segregati per sesso ed età, hanno il divieto di interagire fra loro, di abbandonare la colonia, e dove torture e sevizie sono all'ordine del giorno. È qui che Daniel (Daniel Bhrül), giovane simpatizzante di Allende, viene portato dalla polizia segreta di Pinochet all'indomani del colpo di Stato. Ed è qui che Lena (Emma Watson), la sua ragazza, decide di andare volontariamente nella speranza di ritrovarlo vivo e tornare insieme in Germania. "Colonia" di Florian Gallenberg porta sullo schermo un frammento terribile e doloroso della storia contemporanea cilena e lo fa coniugando in modo sapiente il thriller politico con la storia d'amore. Senza lasciare che un aspetto prevarichi sull'altro, il regista e sceneggiatore trova la chiave per raccontare l'orrore di una realtà storica bilanciandola con la vicenda di una coppia qualunque alle prese con la domanda che tanto è stata coltivata al cinema, come in letteratura: cosa sei disposto a fare per la persona che ami? La protagonista, Lena, non è una pasionaria: è una hostess, ha una vita e un lavoro "normali", e pur orgogliosa dell'impegno politico del suo Daniel riconosce il pericolo e cerca di tenersene alla larga. Fino allo strappo definitivo, quando lui viene trascinato via sotto i suoi occhi. "Non si tratta di Daniel, o di me, o di uno di noi", dice alla ragazza uno dei compagni di lotta di Daniel, quando lei chiede aiuto. Lena non cerca giustizia per il popolo cileno: la cerca per sé e per il suo uomo, per la loro storia d'amore, per la speranza di avere una seconda occasione. Immergersi nella colonia – fra pestaggi e torture, residenti drogati per sopire ogni desiderio sessuale, punizioni corporali e "confessioni" – e lasciarsi attraversare da quello che vi accade: è attraverso Lena, la sua femminilità e il suo coraggio, che veniamo guidati alla scoperto di questo oscuro capitolo della Storia. Un plauso a Emma Watson, bellissima e intensa, e a Michael Nyqvist, capace di portare sullo schermo con inquietante bravura il predicatore Pius. Da vedere. (La recensione del film "Colonia" è di Giulia Mazza)
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