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IERI OGGI E...

CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT?
di Francesca Lenzi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerati CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali o, ETERNI anche OGGI e DOMANI.
Che tenero bambino. col suo baby-sitter così buffo. quanti guai che stanno combinando. che botta il coniglio! Ahahah..pure gli uccellini vede. Ma. cosa sta succedendo? Ma che voce ha il piccolo? E fuma!? Ebbene sì. Siamo su un set cinematografico, e quello che sembrava un autentico scenario da cartone animato si è trasformato in ben altro. I personaggi "disegnati" hanno una personalità definita, pensieri propri e una caratteristica vita privata, distante dal lato lavorativo che siamo soliti vedere noi. L'ambientazione è il suolo americano, tra Los Angeles, dove i cartoni si muovono con assoluta abitudine, e Cartoonia, città interamente animata, la cui area sorge su un terreno di proprietà dell'umano Marvin Acme, proprietario della Acme Corporation, fabbrica adibita a materiale per il mondo colorato. "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", di Robert Zemeckis, per le produzioni Disney e Amblin Eintertainment, è un film del 1988, quando incontrare nella stessa storia interpreti veri e personaggi animati era ancora una magnifica e prodigiosa esperienza. La pellicola risponde a entrambi i settori considerabili: è una fiaba, con figure inventate, nate dalla fantasia, e racconto "adulto", attraverso lo sviluppo dell'intreccio, affatto accessibile ad un'età infantile. Se da un lato non mancano divertimento e stupore visivo di fronte ai cartoni, spesso alle prese con frangenti esilaranti e di immediata ricezione, ciò che rende il film meno recepibile dai bambini è il contesto giallo da spettacolo anni '50, con allusioni nitide all'ambito noir di Marlowe e compagnia bella. I continui rimandi a proiezioni di stampo poliziesco, appena percepite dalla naturale "impreparazione" del piccolo, vedono felici intendimenti nell'adulto,
che sarà lieto di ritrovare le stesse dinamiche, i consueti ruoli e le solite battute di una vecchio film con Barbara Stanwyck, o con Humphrey Bogart. E se adesso è normale imbattersi in cartoni sempre più dedicati all'utenza matura, nel 1988 un simile approccio appariva quantomeno innovativo, per non dire ribelle. Capita così che accanto a Roger, disegno puro, capace di rimbalzare, subire maltrattamenti e dare vita a emanazioni cartoonesche, si presenti Eddie, uomo solitario, travagliato da ricordi dolorosi e così coinvolti nell'universo umano, come la morte del fratello. Zemeckis gioca però a confondere continuamente le parti: e se da una parte il brillante e paradossale Roger è in grado di provare emozioni decisamente antropiche, donando al personaggio una fisionomia caratteriale approfondita e imprevedibile, dall'altra il delitto viene perpetrato con metodi notevolmente bizzarri di ispirazione creativa, per mezzo di strumenti musicali o casseforti, opportunamente lanciati sulla vittima. L'omicidio, altro elemento assolutamente estraneo alle aspettative fanciullesche (eppure così maledettamente presente nelle fiabe, storie di frequente condite da evoluzioni e circostanze dal respiro spaventoso) è il fattore scatenante, il motore attraverso il quale si sviluppa la vicenda. Non mancano i momenti riservati alla risata più spontanea, generata soprattutto dallo stravagante rapporto tra Eddie e Roger, ma non sono da sottovalutare le situazioni inquietanti, che stimolano la paura, identificabili nella pressoché totale incidenza con l'intervento in scena del Giudice Morton, personaggio minaccioso già dall'aspetto fisico: vestito completamente di nero, coperto da cappello e occhiali. Il turbamento diviene sincero allarme alla vista del comportamento di Morton: viscido individuo, di dubbia provenienza, ma con un chiaro e orribile progetto: uccidere tutti i cartoni animati; e, ovviamente, nel tentativo di realizzare il terrificante proposito, non si appoggia ad armi "normali", quali pistole, coltelli, e quant'altro, ma ad un artificio altrettanto agghiacciante: la salamoia. Composto di trementina, acetone e benzina, la sostanza ha il potere di uccidere i cartoni, sciogliendoli lentamente e in modo crudele, provocando angoscia nel bambino e - non mentite - almeno un moto di tensione pure nell'adulto. "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" rappresenta un emozionante e sbalorditivo giocattolo, l'incarnazione dei più intimi desideri umani, attraverso il concretarsi del sogno di convivenza con il mondo fantastico, cui appartengono Roger, Jessica, Benny il taxi, e tutti gli altri abitanti di Cartoonia, eden immaginifico per lo spettatore, scaraventato su una giostra colorata e chimerica, simbolo di un capolavoro, indifferente al vile scorrere del tempo. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


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