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Charley Thompson recensione] - Presentato alla 74.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Charley Thompson è l'ultimo film di Andrew Haigh, regista già apprezzato con i suoi precedenti lavori, 45 Anni e Weekend, che porta sul grande una storia estremamente umana e formativa. Tratto dal romanzo La ballata di Charley Thompson del musicista Willy Vlautin, il film racconta le vicende di Charley, un ragazzo quindicenne che sogna una vita stabile, una casa, un pasto caldo e una scuola. Quando si trasferisce con il padre single a Portland, in Oregon, trova un lavoro estivo presso un maneggio, dove fa la conoscenza di un cavallo, Lean on Pete. Ma la vita lo mette di fronte alle difficoltà più dure, lasciando a lui la decisione su come affrontarle. Ma Charley Thompson è anche un viaggio on the road che passo dopo passo diventa sempre più una prova di coraggio e speranza, verso un traguardo così lontano da apparire irraggiungibile. Protagonista indiscusso è Charlie Plummer – vincitore a Venezia del Premio Marcello Mastroianni, riservato ai nuovi attori emergenti– che con la sua estrema pacatezza e intimità è riuscito a trasmettere i pensieri, i dubbi, le insicurezze e le paure di un ragazzo che con costante umiltà ha affrontato le difficoltà della vita a testa alta, altissima. Quando sarebbe stato più facile perdere la retta via e intraprendere strade sbagliate, ha trovato dentro di sé il coraggio per guardare avanti e al futuro, aiutato anche dall'amicizia con Lean on Pete, un cavallo diventato un punto di riferimento nell'instabilità della sua vita e che, soprattutto, l'ha ascoltato. Un flusso di pensieri e di parole che escono dal cuore, che svelano i timori dell'età e la consapevolezza di poter contare solo sulle proprie forze, tra lavori estivi, camminate nel deserto, amicizie buone e cattive. Con una narrazione lineare e una regia che non si prende troppi rischi, il film ha il grande pregio di toccare le corde dell'umanità, e farlo attraverso il rapporto tra un ragazzo e un animale risulta ancora più efficiente, a maggior ragione se i genitori non rappresentano il valore della famiglia. Nel lungo viaggio che Charley compie, infatti, la fragilità lascia spazio alla purezza di un ragazzo che con tenerezza e commozione ha guardato alla società con rispetto e onestà, nonostante la vita gli abbia dato tutti i motivi per voltarle le spalle. E quello che ci lascia Charley Thompson è una toccante riflessione verso il coraggio di non arrendersi mai, perché solo con umiltà e convinzione si può continuare a sperare e a raggiungere gli obiettivi prefissati, nonostante tutto e tutti. E talvolta perfino le lacrime sono concesse.
(La recensione del film "
Charley Thompson" è di
Martina Farci)
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