La recensione del film Cha Cha Cha

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CHA CHA CHA - RECENSIONE

Cha Cha Cha recensione
Recensione

di Azzurra Carmosino
[Cha Cha Cha recensione] - A distanza di tre anni dal suo ultimo e bellissimo film, Fortàpasc, e memori di film come Mary per sempre e Ragazzi fuori, gioiellini della sua filmografia, Marco Risi ritorna sugli schermi con un thriller ambientato in una cupa Roma dei nostri giorni fatta di delinquenza e sotterfugi. "Cha Cha Cha", film che verrà presentato durante il Taormina Film Fest, racconta storie quanto mai attuali: intercettazioni telefoniche, corruzione, intrighi e favoritismi, personaggi senza scrupoli; una trama che - senza lasciare nulla al caso- sviluppa vicende che non sono poi così lontane ed irreali dalla nostra realtà. Un noir, questo firmato da Marco Risi -sceneggiatore dello stesso, insieme a Jim Carrington, già presente per Fortàpasc- che mette sotto i riflettori, in modo del tutto verosimile, il lato oscuro e sotterraneo del nostro paese. Luca Argentero porta avanti un'indagine che parte da un incidente stradale e coinvolge un giovane ragazzo morto dopo una serata in discoteca, ucciso da uomini a bordo di un suv. Un fatto che sembra essere del tutto casuale finché Corso, non convinto di questo, si mette ad investigare in modo più approfondito per capire chi sono i malviventi che, a fari spenti e ad alta velocità, hanno colpito il ragazzo. Lo stesso giorno viene ritrovato un cadavere di un ingegnere che avrebbe dovuto dare il via ad un appalto per costruire un enorme centro commerciale vicino all'aeroporto. Due fatti di cronaca nera che apparentemente sembrano non avere nessun legame fin quando non si scopre che, la madre del ragazzo coinvolto nell'incidente, (che ora è legata al potente e poco raccomandabile avvocato Argento, interpretato da Pippo Delbono), aveva avuto una relazione con Corso alcuni anni prima. Un mistero che vede ruotare intorno ai protagonisti alcune figure di spicco come l'intercettatore, il fotografo e l'ispettore Torre (Claudio Amendola) che oltre ad essere un ex collega di Corso, indaga ora sugli stessi casi. Un'atmosfera grigia e cinica fa da cornice al film di Risi che, oltre a rendere omaggio al film di genere, offre uno spaccato doloroso la cui storia sembra essere molto simile a "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino che da poco abbiamo visto nelle sale. Una storia meno barocca e piaciona, fa da campo e controcampo ad una Roma che racchiude entrambi gli aspetti. L'interpretazione di Delbono si distacca dallo stereotipo del cattivo classico: lui è un cattivo che agisce nell'ombra, apparentemente persona normalissima e di rispetto, si rivela essere invece un personaggio che decide la vita delle persone come fossero semplici pedine da spostare. Marco Risi ha raccontato come in realtà inizialmente la sua idea di partenza fosse un'altra; avrebbe voluto fare un film sulle trattative tra stato e mafia, decidendo poi di cambiare totalmente rotta. E' così che nasce l'idea di raccontare una fetta del nostro paese attraverso gli occhi di un 'outsider' come il detective Corso, versione ultima dell'eroe romantico, animato solo dal desiderio di giustizia e dall'amore per la verità, che dedica la sua vita battendosi per gli "affari sporchi" del nostro paese. Molto interessante anche la parabola che crea il personaggio-amico-nemico di Torre interpretato da Claudio Amendola: un personaggio ambiguo, "essere doppio" che non si capisce mai da che parte sta giocando, se a favore o contro lo stato che lui stesso dovrebbe rappresentare. Dopo quello che sembra essere un colpo di scena, afferma "sto dalla parte dello Stato, sempre lo stesso", riportando lo spettatore ad una dimensione di giustizia più vera e pura di quella che qualche minuto prima sembrava aver annientato. Altrettanto rilevante l'interpretazione di una sempre bellissima Eva Herzigova, che attraverso le nuove vesti d'attrice, non proprio sue, interpreta con forza e verosimiglianza una madre affranta e addolorata che, proprio mentre il figlio sta morendo, si gode una fresca serata su una terrazza vista Colosseo intonando le note dei Rokes "ma che colpa abbiamo noi?". Cosciente delle colpe di madre poco presente e con i suoi problemi (anche di droga), però, non si dà per vinta e combatte fino alla fine per scoprire la verità sulla morte del figlio. Uno sguardo in camera, il suo, quello finale, che fa pensare ad un ipotetico seguito che probabilmente non ci sarà mai ma che spinge lo spettatore a crederci. (La recensione del film "Cha Cha Cha" è di Azzurra Carmosino)
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