[
Casino Royale recensione] - Ladies and Gentleman, è arrivato 007. Quello vero, brutto, sporco e cattivo. Quello di Fleming, un po' working class e gretto, ma anche raffinatamente aristocratico, una faccia da poker, in tutti i sensi. Daniel Craig in questo Casino Royale si prende una grande soddisfazione verso fans e addetti ai lavori che lo insultavano. Troppo irregolare e proletario per prendere il posto di Sean Connery e Pierce Brosnan, dicevano. Verissimo, con i due ha proprio poco che vedere. Per questo è il miglior agente segreto di Sua Maestà visto finora al cinema. Torniamo alle origini, con il primo racconto della saga dell'uomo in smoking, figlio di Sir Ian Fleming. Quasi quarant'anni dopo l'originale semiparodistico con ben 5 registi (tra cui John Huston) e con David Niven, Peter Sellers, Ursula Andress e persino Orson Welles nella parte del temibile Le Chiffre, il cattivo di sorta. Pessimo servizio per James Bond – nonostante la collaborazione alla sceneggiatura, in incognito, di Woody Allen e Billy Wilder- a cui il film di Martin Campbell- già al lavoro sull'uomo in nero in altre due occasioni- rende giustizia. Scopriamo le origini di James, delle "sue" donne fondamentali, il motivo per cui diventerà misogino e soprattutto l'agente più disincantato, cinico e impenitente dell'emisfero occidentale. Sbaglia Bond qui. Lo fa subito, in una scena iniziale d'azione infinita e rumorosa. Sanguina, è tumefatto, si fa prendere dalle emozioni. Passi per la sua Vesper Lynd, quell'Eva Green che Bertolucci definì "di indecente bellezza", attrice straordinaria, che scongelerebbe la freddezza di chiunque. Ma persino nel poker con l'ottimo cattivo Mads Mikkelsen, il nostro è emotivo e umorale. Ci piace nel suo tormentato rapporto con le donne: M, quella sorniona e grandiosa Judi Dench che rimpiange la Guerra Fredda, Vesper, appunto, insieme alla moglie che perderà in futuro (ovvero…qualche decennio fa, potere dei remake), unica che gli strapperà il cuore. Infine la sensuale e tosta Caterina Murino -autodoppiatasi proprio in italiano in maniera poco convincente- qui Solange, la sua prima vittima. Ci piacciono i suoi errori di valutazione. Il primo che gli varrà una semiclandestinità, il secondo che gli farà giocare il budget delle Finanze inglesi in una sola mano di poker (al
Casinò online Spin Palace), il terzo in cui non si fiderà (o lo farà troppo?) di Rene Mathis, un bravissimo Giancarlo Giannini, anche se, a causa di uno script ipertrofico, troppo loquace. Un piccolo capolavoro, grazie al talento di grandi attori ben amalgamati, che sa intrattenere nonostante la lunghezza inconsueta, quasi 150 minuti. Suscita sorrisi e apnee nervose, per quella capacità di non far calare mai ritmo e, soprattutto, interesse. Non ottiene il consenso pieno solo per piccoli dettagli. Il regista, già padre della saga dello Zorro di Banderas, indulge come suo solito nell'eccessiva spettacolarizzazione, e, dove sceneggiatura (il premio Oscar Paul Haggis) e rigorosissimi attori gli lasciano spazio, si scatena in una pienezza di colori e in un'orgia di compiaciute inquadrature forse eccessivo. Così come gli effetti speciali, comunque straordinari, soprattutto nei momenti veneziani. Così come il didascalismo in un paio di scene chiave, nel comportamento fisico dei protagonisti. Inezie, che solo in un film terribilmente ben realizzato, interpretato, scritto e girato possono notarsi. Insomma, manca solo la ciliegina sulla torta. Alla produttrice Barbara Broccoli, a tutta la fondazione Fleming, nonché alla Sony Pictures, diamo un solo consiglio: visto che parte di questa squadra vincente dovrà disgregarsi (e ci si spezza il cuore, d'ora in poi care donne non vi lamenterete né stupirete più della misoginia di Bond) tenetevi questo 007, potrebbe scalfire i cuori anche dei più scettici. Il suo nome? Craig, Daniel Craig.
(La recensione del film "
Casino Royale" è di
Boris Sollazzo)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Casino Royale":