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Captain America: Civil War recensione] - In "Avengers: Age of Ultron" avevamo lasciato i Vendicatori leccarsi le ferite dopo la grande battaglia di Sokovia. Un anno dopo (in termini di uscita cinematografica, ma anche di trama), troviamo i Vendicatori – Steve Rogers/Captain America, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Wanda Maximoff/Scarlet e Sam Wilson/Falcon – di nuovo in missione, questa volta in Nigeria, per fermare un gruppo terroristico in procinto di rubare un'arma biologica. Pur animate dalle migliori intenzioni, le azioni del gruppo hanno ancora una volta "danni collaterali" pesanti. Le pressioni politiche si fanno più forti, e la comunità internazionale chiede ai Vendicatori di rinunciare alla loro indipendenza e di sottostare agli ordini di un consiglio d'amministrazione che controlli e indirizzi l'intervento dei supereroi. La proposta sconvolge il gruppo, ancora di più perché a spingere per la creazione di questo organismo è il più insospettabile di tutti loro: Tony Stark/Iron Man. Se a dirlo è il più guascone di tutti, forse davvero c'è bisogno di darsi una ridimensionata. O no? Dopo "Captain America: Winter Soldier" – che già aveva riscattato la figura di Rogers, dopo il pessimo primo capitolo dedicato al super soldato – i fratelli Russo dirigono un film imponente, articolato e denso (di personaggi, eventi, storie). Forse il migliore del Marvel Cinematic Universe, che apre la Fase 3 di questo intrecciato filone seriale. Da un certo punto di vista, "Captain America: Civil War" sembra più un nuovo capitolo della saga dedicata alle azioni dei Vendicatori. Eppure, appare chiaro che il tono è in tutto e per tutto targato Captain America: il senso di giustizia tutto militare; la volontà di fare del bene anche se gli effetti non saranno (quasi per niente) piacevoli; il timore che, sottostando a un'autorità di controllo, questi poteri così sconfinati possano essere usati non per il bene comune (non davvero, perlomeno). Il terzo (e ultimo) film sul capitano forse è anche quello che – più di tutti – esemplifica il concetto che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Una tematica cara al mondo dei supereroi, qui sviluppata anche grazie a una sceneggiatura solida, ricca e articolata, che permette al film di crescere in modo graduale e arrivare alla fine senza vuoti di trama, né esagerazioni (in eccesso e in difetto). Portando in scena una guerra civile che è soprattutto conflitto umano tra "fratelli", fra persone che hanno condiviso esperienze uniche e che – in qualche modo – sono chiamate a scegliere non tanto da che parte stare, ma come. Non ce ne voglia Pantera Nera, ma dei due personaggi "nuovi" introdotti la menzione d'onore se la merita tutta Spiderman.
(La recensione del film "
Captain America Civil War" è di
Giulia Mazza)
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