La recensione del film Caina

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

CAINA - RECENSIONE

Caina recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Caina recensione] - Caina (Luisa Amatucci) è una donna che fa della xenofobia il suo pane quotidiano. In passato uccideva con freddezza gli extracomunitari, con violenza e determinazione. Questa donna odia tutto ciò che non appartiene al suo mondo, cultura, lingua, colore della pelle, religione, usanze, incarnando tutti i luoghi comuni e le paure di chi ha una distorta visione dell'Islam. Ora non uccide più per commissione, ma fa la "trovacadaveri", ossia raccoglie tutti i corpi annegati degli extracomunitari che dall'Africa cercano di raggiungere l'Italia e che il mare rigurgita sulla spiaggia. Caina è l'incarnazione del selvaggio allo stato puro, del cinismo umano più abietto, della cattiveria fatta donna. Mentre lei è regolarmente riconosciuta nel recupero dei cadaveri e guadagna su ognuno un'esigua somma di denaro, Nahiri (Helmi Dridi), tunisino, è un abusivo. L'uomo, che poi Caina accetterà come aiutante, fa parte di un gruppo di immigrati irregolari che per sopravvivere praticano il recupero dei cadaveri sulle rive. Un commercio burocratizzato, con un regolare centro di smaltimento, gestito dalla signora Ziviello, un'anziana donna che incarna un orrifico sentimento disumano. Per sopperire alla mancanza di cadaveri e mantenere guadagni regolari, prende il sopravvento un illecito e aberrante comportamento e vengono annegati anche coloro che sulla riva arrivano vivi. Un film forte e coraggioso, a tratti destabilizzante per la veridicità delle scene, "Caina", primo lungometraggio di Stefano Amatucci, racconta il connubio tra un'umanità disumanizzata che trova nella xenofobia e nell'odio la ragione di esistere ed un'umanità che nel chiedere aiuto ed asilo, si spoglia di ogni dignità, costretta a subire odio e violenze. Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Davide Morganti, "Caina" va oltre il racconto della tragedia umana di cui oggi è teatro aperto l'Europa intera. Il film, prediligendo un taglio scenico teatrale anche nei dialoghi, presenta un messaggio premonitore su quell'odio mal gestito, anzi sempre più fomentato verso il fenomeno immigratorio, che annienta ogni cultura e valori ad essa connessi nella demonizzazione e annientamento tout court dell'immigrato. Sicuro nella regia e nella sceneggiatura, Stefano Amatucci più volte scuote lo spettatore con scene di una crudeltà profonda, di cui la caratterizzazione di Caina e di tutti quegli immigrati assetati di soldi, che per realizzarli usano i propri simili, rappresentano i volti estremi, fagocitati da una spregiudicata ignobile morale, dettata da una incontenibile (e futura) ordinaria follia. (La recensione del film "Caina" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Caina":




Torna ai contenuti | Torna al menu