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Bombshell recensione] - Bombshell, letteralmente notizia bomba. E se non fossimo in piena emergenza covid, la deflagrazione si sarebbe fatta sentire. In piena emergenza covid, invece, Bombshell arriva direttamente sulle piattaforme streaming nell'indifferenza generale perchè, in piena emergenza covid, di abusi sessuali sulle donne e femminicidi pare non fregare più niente a nessuno. L'informazione va così, del resto, ubi maior minor cessat. Farrah Fawcett è morta il 29 giugno 2009, lo stesso giorno in cui è morto Micheal Jackson che ovviamente ha catalizzato tutta l'attenzione. Questione di tempismo, questione di sfiga. Perchè il film di Jay Roach aveva tutte le carte in regola per essere il film evento per cui era stato concepito: cast al femminile di prima grandezza - Nicole Kidman, Charlize Theron, Margot Robbie, tutte bellissime, bravissime e biondissime - un tema scabroso e più che mai attuale tanto da fare di Bombshell quasi un instant movie dell'epoca del Me Too (anche se ne è stato più il precursore), una storia vera che colpiva al cuore il potere (maschio) e coinvolgeva molti volti della tv americana ben noti al grande pubblico. Il fulcro della questione è risaputo: nel 2016 Gretchen Carlson, ex miss America e conduttrice televisiva, denuncia per molestie sessuali il presidente e CEO della Fox, Roger Ailes. Dopo un primo momento di titubanza, altre donne si uniscono poi all'accusa, tra esse anche Megyn KellY, uno dei personaggi più celebri e influenti dell'emittente, e Roger Ailes, che già vecchio, obeso e malato (ciononostante continuava ad apprezzare il fascino del gentil sesso), morirà da lì ad un anno, è costretto alle dimissioni. Solo dopo la sua morte, Bombshell può prendere corpo. La sceneggiatura di Charles Rundolph che, come ne La grande scommessa, non rinuncia al continuo abbattimento della quarta parete, sceglie di seguire le vicende delle tre protagoniste in maniera scollegata una dalle altre, dando alla pellicola un andamento spesso disomogeneo e frammentato dove le numerose divagazioni non sempre appaiono funzionali ai fini del racconto. Ha tuttavia il merito non non scadere nella facile retorica dipingendo da un lato le donne come povere vittime incolpevoli e dall'altro gli uomini come orchi cattivi. Al contrario Bombshell, pur non attenuando giustamente i toni nell'invettiva contro chi abusa della propria posizione, non omette nemmeno le responsabilità delle vittime. Non è da sottovalutare infatti che la denuncia non avviene per le richieste a sfondo sessuale in quanto tali ma per il declassamento subito da un programma di punta ad uno in una fascia oraria meno prestigiosa; non va sottovalutato il reiterato silenzio di colei che assecondando i desideri sessuali del capo ha costruito una carriera di cui va fiera, così come il silenzio delle molte altre donne che fino alla fine sono rimaste al fianco del vecchio satiro. Come spesso accade, è una questione di priorità. Meritocrazia è una bella parola ma come metterla in pratica? Invece di scandalizzarsi per i ricatti sessuali che il mondo dello spettacolo rivolge alle donne in cambio di un lavoro (ma non solo lì), dovremmo chiederci piuttosto che cosa il mondo dello spettacolo abbia da offrire alle donne. Perchè se quello che offre è leggere le previsioni del tempo in gonnella o uno stacchetto musicale di 30 secondi da ballare su un tavolo, allora è evidente che il merito finisce col coincidere con la maggior quantità di compromessi che ciascuno di noi è disposto ad accettare. Comunque la si metta ci saranno sempre dei privilegiati. Il finale di Bombshell in questo senso è eloquente. Una vittoria sì, ma una vittoria di Pirro.
(La recensione del film "
Bombshell" è di
Mirko Nottoli)
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