La recensione del film Blue Jasmine

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BLUE JASMINE - RECENSIONE

Blue Jasmine recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Blue Jasmine recensione] - Grande sorpresa nell'ultimo lavoro di Woody Allen, "Blue Jasmine". Niente comicità corrosiva e divagante, niente anarchismo formale, il film gode di un lavoro formalmente rigoroso che ruota un po' meno su crisi identitarie, narcisistiche, mentre abbraccia un tema tragico, straordinariamente attuale. L'Allen di "Blue Jasmine" costruisce ad arte un personaggio grottesco, donna, borghese, specchio critico di una realtà umana arida, disseccata, egoista e maldestramente furba, intorno alla quale ruota tutto il tessuto connettivo di una storia che argomenta un ritratto familiare fra sarcasmo e commiserazione. Jasmine (Cate Blanchett), un'aristocratica newyorchese, si ritrova con il totale fallimento della sua vita, a causa del crollo catastrofico del suo matrimonio con il facoltoso finanziere Hal (Alec Baldwin). Da donna raffinata, elegante, culturalmente sofisticata, Jasmine ora è una donna persa, fragile psichicamente, emotivamente inaffidabile. Il film apre con l'immagine di Jasmine, il cui vero nome è Jeanette nevrotica e fuori di testa, completamente fatta di alcool e farmaci antidepressivi. Sbarca a S. Francisco per chiedere momentanea ospitalità alla sorella Ginger (Sally Hawkins), considerata sempre una perdente, che abita in un quartiere popolare. Ed è su questo entusiasmante palcoscenico cinematografico che Woody Allen mette in scena le più spregiudicate ipocrisie su conflitti di classe, aspirazioni impossibili, costruzioni di false identità, truffe finanziarie, tradimenti, vendette spietate. Jasmine è un personaggio colossale, potente nella sua sfrenata bramosia a voler a tutti i costi continuare a far parte di quel mondo edulcorato e sfavillante di Park Avenue. Offende continuamente sua sorella Ginger ed il fidanzato di lei, Chili (Bobby Cannavale), considera i figli di sua sorella grassocci, spesso si perde in monologhi sulle varie fasi della sua squallida esistenza. Jasmine è una donna irrimediabilmente in tilt, griffata dalla testa ai piedi. Un talento registico come quello di Woody Allen ha realizzato sin dall'inizio che il personaggio di Jasmine, affidato alla bravura interpretativa di Cate Blanchett, sarebbe stato perfetto, carico di presunzione cieca e sfrontata, ben equilibrato e convincente nella sua tragica ossessiva ostinazione. E così è stato! Lasciata libera di "essere" la donna del copione, Cate Blanchett, ha dato una dimostrazione di un talento interpretativo appassionante ed entusiasmante, vestendo lo stesso dramma di naturale leggerezza. "Blue Jasmine" rappresenta un Allen dalle nuove suggestioni e letture di un presente senza sconti, con uno straordinario stile registico ma soprattutto un film perfetto che gioca abilmente sul tema dell'incoerenza sulle certezze della vita. Una nota di merito va anche a Sally Hawkins, nei panni di Ginger, perfetta nell'interpretazione di un personaggio dalla personalità semplice e contrapposta alla disperata Jasmine. (recensione di Rosalinda Gaudiano)

[**1/2] Dispiace dover dedicare ancora troppa attenzione al doppiaggio, ma è necessario: Blue Jasmine è infatti un film dove molto si gioca sulla recitazione, sui dialoghi di personaggi logorroici, il cui portato di comicità si discioglie inevitabilmente nella traduzione. Sebbene contino anche l'uso del proprio corpo e delle espressioni facciali, ascoltare gli attori in lingua originale attribuisce alla storia un realismo maggiore e giova alla sospensione dell'incredulità. Esigenza ancora più urgente di fronte a un'opera di Woody Allen, dove lo sviluppo narrativo è spesso bloccato su binari molto corti dove i personaggi avanzano e retrocedono di continuo, cercando di sfuggire alle proprie manie o di dominarle. Ossessioni e insicurezze che dominano anche questa storia e conducono in alto e in basso l'umore della protagonista, Jasmine, e dei personaggi che le ruotano attorno: la sorella Ginger, il suo compagno Chili e l'uomo con cui la stessa Jasmine cerca di rifarsi una vita, Dwight. Tutto comincia quando Jasmine, in crisi familiare ed economica, chiede osiptalità alla sorella: la prima ricca e snob, la seconda più umile e alla mano. Non sono legate da una parentela di sangue ma la sfortuna con gli uomini (e anche una certa miopia nelle scelte) le accomuna. Costringere nello stesso appartamento questi due tipi umani agli antipodi, dunque, è sufficiente per trascinarli al climax della sopportazione e necessario per suscitare il riso, mentre in flashback si evolve parallelo l'antefatto. Riso comunque smorzato, eccezion fatta per qualche episodio più divertente della media del film, sia dall'assenza delle voci originali (come detto) che dalla lentezza con cui si svolge l'intreccio. Sappiamo bene che non è lecito chiedere a Woody Allen una trama avvincente prima di tutto, perchè la sua forza è l'umorismo freddo e pungente, in cui basta il controcampo di un interolocutore spaesato per rendere ridicolo il personaggio che gli sta parlando. Blue Jasmine non manca di questi momenti, ma la loro verve non sembra paragonabile ad altri momenti del cinema di Allen. Sembrano troppi e troppo lunghi, talvolta, sebbene l'impianto complessivo della vicenda non manchi d'ironia e di una sana cattiveria: la protagonista rivive infatti sulla propria pelle ciò che gli altri hanno subito per causa sua, e il contrappasso la condanna nella sua stessa condizione iniziale. L'esaurimento nervoso. (recensione di Paolo Ottomano)
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