La recensione del film Blade Runner 2049

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BLADE RUNNER 2049 - RECENSIONE

Blade Runner 2049 recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Blade Runner 2049 recensione] - 35 anni dopo nella realtà e 30 nella finzione scenica. 1982 e 2017, 2019 e 2049. Il tempo e quindi la memoria e quindi l'identità era uno dei temi cardine di Blade Runner e continua ad esserlo in questo attesissimo sequel firmato da Denis Villeneuve, regista che con solo una manciata di titoli ha saputo imporsi all'attenzione generale, sostituendo quel Ridley Scott che ha mantenuto le mani sulla sua celebre creatura nelle vesti di produttore. E' ovvio che misurarsi con un titolo tanto iconico è quasi impossibile, una battaglia persa in partenza se si vuole ingaggiare la lotta, vis a vis, ma questo, Villeneuve, che non è uno sprovveduto, lo sa e se ne tiene bene alla larga. Il suo pregio numero uno, tra i vari che gli si possono attribuire, è quello di non voler rifare Blade Runner, egli cita senza mai copiare. In Blade Runner 2049 tutto ricorda Blade Runner ma tutto è nello stesso tempo qualcosa di diverso, l'immagine della città battuta dalla pioggia, le scenografie distopiche entrate nella storia, le musiche che furono dei Vangelis, gli interni semibui spaccati in due da raggi di luce taglienti come lame. Dotato di un apparato visivo di grande potenza, Villeneuve sente la responsabilità del compito e per questo profonde un impegno massimo e ispirato ma è altresì abbastanza intelligente da non mettersi mai in competizione. Per cui neanche ci prova a concludere il film con una bella frasona ad effetto o a scimmiottare la replica di personaggi che fan parte dell'immaginario di tutti. Abbiamo passato gli ultimi anni, per colpa delle svariate versioni definitive (ben 7!) che sono state rilasciate - modificando un finale, togliendo una voce off, aggiungendo una sequenza, una frase, un unicorno – abbiamo passato gli ultimi anni a chiederci se Deckard fosse o non fosse un replicante senza renderci conto che, chissenefrega, della risposta non ce ne potrebbe fregare di meno (per chi scrive comunque la risposta è no, non lo è) e se qualcuno si illude che la risposta sia in questo sequel, beh, rimarrà deluso. Villeneuve stuzzica l'aspettativa dello spettatore, affermando e negando un attimo dopo, ma suggerendo anche che la domanda è mal posta. Anzi, ribaltando i termini della questione: là c'era un uomo che si domandava se non fosse un replicante, qua c'è un replicante (Ryan Gosling che ormai fa solo Ryan Gosling) che si chiede, teme, ad un certo punto spera forse di essere un uomo. Ma cosa è importante? Cosa è vero e cosa finto? Cosa coglie e cosa sfugge all'occhio sul primo piano del quale si apre, oggi come nel 1982, Blade Runner? L'uomo è più vero di un replicante? E il replicante è più vero dello struggente software che gli fa da compagna virtuale e che brama di essere vera quanto lui? Domande ineccepibili che non necessitano di risposte. Piuttosto resta da chiedersi quanto Blade Runner 2049 aggiunga a quanto già sappiamo, cosa mette sul piatto di inedito rispetto al primo capitolo ma anche a tanta fantascienza vista di recente (pensiamo a opere come Ex Machina o Automata). Poco, forse niente. Il tema dell'umanità del robot è probabilmente presente fin dal primo racconto sui robot. Ma, ribadiamolo, crediamo che l'obiettivo di realizzare una pellicola altrettanto epocale di Blade Runner albergasse in Villeneuve a stento nelle sue più utopistiche fantasticherie. Per lui crediamo sia soddisfacente averci dato una pellicola solida, visivamente affascinante, concettualmente rigorosa e ricercata, piena di sequenze girate con mirabile sapienza, che accelerano e rallentano dettando il ritmo al racconto, su tutte la lunga e rarefatta scena del ritrovamento del cavallino di legno o quella altrettanto eterea, pregna di suspance, esteticamente originale e coinvolgente, dell'incontro tra il protagonista e Deckart, dove Deckart appare e appare come Luke Skywalker alla fine de Il Risveglio della forza. E scusate se è poco. (La recensione del film "Blade Runner 2049" è di Mirko Nottoli)
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