di R. Gaudiano
[
Black Tide recensione] - Un adolescente, Dany Arnault, è sparito nel nulla. La madre, Solange Arnault, si reca al commissariato di polizia per denunciarne la scomparsa. Sarà il commissario François Visconti ad occuparsi del caso. La storia, caratterizzata da un'eccessiva lentezza, man mano si articola in un carosello di personaggi miserabili. Il commissario Visconti, uomo solo, con un matrimonio fallito alle spalle, ubriacone dall'aspetto quasi ripugnante, ha un bel da fare con il suo di figlio, Denis, sedicenne, coinvolto in un giro di droga. Un vicino di casa della famiglia Arnault, insegnante di liceo, Yann Bellaile, che è stato insegnante del ragazzo scomparso si offre per dare un valido contributo alle indagini. Si rivelerà uomo subdolo, mitomane e con una personalità disturbata, ma sempre attento alle mosse del commissario Visconti, nel quel riflette la sua insulsa immagine di detective. Nella rosa dei personaggi coinvolti nell'azione, c'è la sorella del giovane scomparso, un'adolescente con un grave handicap mentale. Solange Arnault pur rinchiusa nella sua dolorosa ed annichilente speranza, si lascia andare alle inquiete e squallide avance sessuali di Visconti che in lei ripone un barlume di possibile rapporto futuro di coppia. In un andirivieni di false piste, la trama si fa sempre più intricata e sembra che nessuno verrà mai a capo della verità sulla scomparsa di Dany. "Black Tide", diretto da Eric Zonca ("La vita sognata dagli angeli"), in verità si rivelerà un brutto aberrante fattaccio, consumato all'interno delle quattro mura domestiche dove spesso manca il dialogo perché la vergogna ammanta comportamenti delinquenziali ed immorali e viene meno la forza di denunciare soprusi ed abusi. Tratto dal romanzo" The missing file" dell'israeliano Dror Mishani, "Black Tide" è un noir che punta la sua carta vincente sull'indagine poliziesca, sporca e lunatica, che arranca e si perde la strada maestra per poi dare spazio, verso la fine, alla chiarificazione del mistero grottesco, alla verità annegata nella menzogna raccapricciante. François Visconti, interpretato da un bravissimo Vincent Cassel, uomo perduto e disilluso dalla vita, ma ostinato nel voler conoscere la verità, accetta la collaborazione di quel Yann dallo sguardo furetto, ossessivo, cui Romain Duris rende magnificamente l'aura d'intrigante schizofrenia. I due uomini insieme a Solange, che Sandrine Kiberlain caratterizza devota ed addoloratissima, costituiscono il triangolo intorno a cui ruota il fatto, carico di una strana ed irraggiungibile soluzione, purtroppo poi svelata in tutta la sua maledetta assurdità. Ed è nel finale che Zonca delude, in termini di una narrazione plausibile. Troppa angoscia e sofferenza durante e poca convincente soluzione finale. La scelta di Paolo Carnera come direttore della fotografia che immerge le località in tanta illuminata oscurità supplisce il montaggio di Philippe Kotlarski che invece sorvola su intere sezioni della storia.
(La recensione del film "
Black Tide" è di
Rosalinda Gaudiano)
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