di M. Nottoli
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Benedetta Follia recensione] - Coazione a ripetere. Questo il vizio del Carlo Verdone degli ultimi 20 anni. Non aver niente da dire ma dirlo lo stesso, aver smarrito l'ispirazione e con essa la vis comica e continuare tuttavia a ciurlare nel manico, a tergiversare, a far finta di niente. Il ventiseiesimo film da regista, Benedetta follia, è uguale a tutti quelli che l'hanno preceduto, da Gallo Cedrone in poi (venti anni esatti), come sono uguali, e ugualmenti brutti, i manifesti che li pubblicizzano, tutti fatti con lo stampino, con una versione vecchia di Publisher di Office. I manifesti sono emblematici. Prendiamo questo: Verdone in moto con la solita faccia da piacione sfigato che impenna grazie a photoshop e dietro la bella figa scosciata vestita da suora. Il cinema di Verdone è tutto lì: ruffiano, ripetitivo, approssimativo, minato da una mediocrità che è tanto di forma quanto di contenuto. A Verdone piace ammiccare all'audience mostrando la proprie debolezze e le umane viltà dalle quali, però, si richiederebbe, almeno, un riscatto – cosa che se nella vita non sempre è possibile, il cinema e l'arte al contrario lo consentono. Invece in Verdone il riscatto non si verifica mai, quel colpo di reni, quello scatto di orgoglio che fecero la fortuna di tanti personaggi di Sordi, per esempio, in Verdone non sembrano nemmeno contemplati, o meglio, se lo sono prendono le mosse o producono risultati ancora più miserrimi della loro assenza. Se un personaggio deve essere meschino che lo sia fino in fondo invece in Verdone c'è sempre il contentino, il giudizio benevolo, l'assoluzione che suona spesso come autoassoluzione, per l'incapacità forse di volare più in alto, di osare, di formulare un pensiero definito che possa esprimersi in una trama complessa che non archivi il travagliato rapporto tra un padre e una figlia con una scenetta maldestra girata senza capo né coda. O che non ci faccia assistere di nuovo alla trita serie di gag da sitcom con Verdone che, lasciato dalla moglie, cerca donne on line incontrando un numero imprecisato di sciroccate che vogliono scopare mentre lui è il solito ipocondriaco (il paracetamolo) maniaco dell'igiene. La riflessione, che non capiamo quanto vorrebbe essere colta, su un amore che finisce e una vita da riprendere in mano, non si spinge oltre ad un patetico incontro tra il Verdone d'oggi e un Verdone giovane e pseudo ganzo (bei tempi quelli di Troppo forte) che allo specchio lo convince che bisogna vivere, non esistere (nuova questa!). E quando finalmente si decide a darsi alla pazza gioia, la benedetta follia del titolo si esplica in una corsa in moto e una gita a Ostia Lido a fare il bagno in un mare marrone da far ribrezzo. Anche sul versante delle partner Verdone ormai non inventa più niente: per non sbagliare ricorre ad Ilenia Pastorelli già scoperta in Lo chiamavano Jeeg robot e, sempre per non sbagliare, le fa interpretare lo stesso ruolo della borgatara svampita, un po' zoccola ma buona di cuore che le ha garantito la notorietà . In Posti in piedi in Paradiso c'era Micaela Ramazzotti, in Io, Loro e Lara, Laura Chiatti. Tutte scoperte da altri. Anche quelli di Sono pazzo di Iris Blond erano bei tempi.
(La recensione del film "
Benedetta Follia" è di
Mirko Nottoli)
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