La recensione del film Beate

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BEATE - RECENSIONE

Beate recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Beate recensione] - Armida (Donatella Finocchiaro) è operaia nella fabbrica "Veronica" che produce e vende con successo raffinata biancheria intima femminile. Ma i proprietari della fabbrica puntano a guadagni più copiosi e hanno progettato di delocalizzare l'azienda in un paese dell'est europeo. Armida e le sue colleghe verranno così destinate alla cassa integrazione. Combattive e testarde le operaie della fabbrica "Veronica" non si arrendono e cercano aiuto presso il vicino convento del "Manto Santo", dove Armida spesso trova conforto intrattenendosi con sua zia, suora in quel convento. Ma, ahimè, anche le suore, devote alla salma mummificata della Beata Armida, si trovano difronte ad uno sfratto per l'interesse truffaldino dell'aspirante sindaco, proprietario della "Veronica" che vede molto bene la trasformazione del convento in un resort di lusso. Opera prima del regista Samad Zarmandili, sceneggiato da Antonio Cecchi, Gianni Gatti e Salvatore Maira, "Beate", fedele al genere commedia, racconta una situazione sociale tragica e comica nello stesso tempo, nella fusione favolistica di due realtà grottesche: le operaie che perdono il lavoro e il gruppo di suore che necessitano di denaro per pagare la ristrutturazione di parti pericolanti del convento. Nel racconto corale si delineano personaggi chiave come la tenace Armida, suor Restituta (Lucia Sardo), zia di Armida e suor Caterina (Maria Roveran), intorno alle quali Zarmandili punta la sua storia di un riscatto tutto al femminile. Se Armida, cocciuta e determinata , è decisa a condurre la lotta insieme alle sue colleghe operaie, le suore della Beata non sono da meno nel far valere la loro forza decisionale. L'idea di fondo è lodevole. Temi forti, attualissimi, come la perdita del lavoro e la delocalizzazione, rappresentati in un microcosmo della provincia italiana, una cittadina del Polesine veneto, cullato dal Delta del Po, luoghi che Zarmandili rappresenta con una propria soggettiva modernità. "Beate" racconta una realtà, una situazione oggi purtroppo reale nel contesto lavorativo. Viene spontaneo apprezzare in "Beate" il cinismo di questi "cuori senza cuore" di imprenditori e politici, gente che senza peli sullo stomaco annienta sogni e speranze di un'umanità che comunque resta indifesa. Ma "Beate" è penalizzato non poco da una sceneggiatura frammentaria sul messaggio centrale, che il montaggio di Fabio Nunziata, nella selezione e combinazione delle parti filmiche, non ha contribuito a sanare. Manca nel film quella sufficiente integrazione tra i vari tempi scenici che strutturano una narrazione organica. Armida si caratterizza guerriera nella lotta per il posto di lavoro, ma scivolano sul personaggio sentimenti importanti, come il ruolo di madre e la menomazione che la donna accusa per il suo piede torto. Tutti i personaggi subiscono dei limiti nella loro caratterizzazione, tranne suor Restituta, a cui la bravissima Lucia Sardo restituisce quella credibilità recitativa che sostiene gran parte del film. "Veronica", il brano musicale scritto da Dario Fo e Alessandro Ciotti messo in musica e cantato da Enzo Iannacci è una piacevole sorpresa, una chicca , che si presta alla perfezione ad essere cantato in coro, gioiosamente da queste donne, combattive ad oltranza. (La recensione del film "Beate" è di Rosalinda Gaudiano)
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