La recensione del film Bar Giuseppe

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

BAR GIUSEPPE - RECENSIONE

Bar Giuseppe recensione
Recensione

di Rita Ricucci
[Bar Giuseppe recensione] - Bar Giuseppe, è il nuovo film di Giulio Base, uscito su Rayplay a Maggio 2020. Dopo una serie di film per il piccolo e grande schermo che raccontano la vita dei santi, tra i quali, il più acclamato nel 2000, Padre Pio-Tra cielo e terra, ma anche Maria Goretti nel 2003, quasi fossero agiografie na-zional-popolari, Giulio Base si cimenta in una libera interpretazione della natività. O almeno, così pare. Il titolo, Bar Giuseppe, trova ispirazione dal romanzo Il Vangelo secondo Pila-to, di E.E. Schmitt, nel quale, dice Base, scopre che Bar-Abbà significa figlio di Giuseppe. Così, l'attenzione del regista si sposta proprio su quell'uomo, Giuseppe di cui si conosce poco o niente, e neppure i Vangeli ne parlano molto, se non Luca al capitolo 2. Il protagonista di Bar Giuseppe, Giuseppe (Ivano Marescotti) è perciò, la storia di uomo, già anziano, che rimasto vedovo improvvi-samente, decide di non vendere il bar dove lavorava assiduamente la moglie, a differenza dei suoi figli che invece lo vorrebbero vendere. Cerca un aiuto per portare avanti l'attività e tra i molti di-soccupati che si presentano, "li prenderei tutti", confessa Giuseppe, sceglierà una famiglia africana e alla figlia, adottata, farà il contratto. La diciottenne Bikira (nel dialetto zairi, vergine), interpretata dall'attrice Virginia Diop, è modesta, silenziosa, eppure la sua leggerezza nelle forme appare sedu-cente agli occhi di molti, compreso Marco, il bello del paese. Tuttavia, l'onestà e la correttezza di Giuseppe carpiscono l'attenzione della diciottenne al punto che "mi sento bene, quando sto con te", gli dice, "anzi mi sento bene e basta" e poi lo stupisce con una proposta, "sposami". Sconvolto ma anche lusingato, Giuseppe accetta contro il giudizio dei suoi figli, Nicola, il panettiere, gran lavoratore e padre di famiglia, e Luigi, il tossico che insulta senza esitare la ragazza e le dice che deve andare via dall'Italia. Il matrimonio avviene, Giuseppe è sereno, Bikira svolazza al modo di una piccola Lolita (quello il libro consigliato per la preparazione del personaggio, dice Virginia Diop). Ma il film non accenna a nessun momento sensuale. Così, neppure sfiorata, Bikira piangendo confesserà a Giuseppe di aspettare un figlio, scatenando l'ira dei figli dell'uomo. Ispirato dalla lettura del romanzo Giuseppe-il padre di Gesù, di Gianfranco Ravasi, il noto cardinale e biblista, ma anche dall'apocrifo vangelo di Giacomo, Giulio Base, più che raccontare una natività, sembra rivolgere al pubblico una domanda precisa: credi? Girato in un suggestivo paesaggio delle Puglie, nel piccolo deserto di Loconia, vicino a Canosa, il film descrive le dinamiche ataviche della discriminazione degli stranieri, oggi gli immigrati, che dall'Africa risalgono il nostro Stivale in cerca di lavoro in un paese in cui di lavoro, ce n'è già poco. Oltre al Bar Giuseppe, una pompa di benzina, una sognatrice che suona all'angolo del bar, e molti paesani sfiancati dagli anni e dalle chiacchiere. Poi, per ben due volte, vediamo un pastore che con le sue pecore, attraversa l'angolo della scena. Giulio Base sostiene di non aver voluto fare un film propriamente cattolico ma piuttosto un film che parlasse dell'uomo di oggi, con il timore verso lo straniero che invece cerca di integrarsi nel territorio ospite. Non esita, infatti, a tenere l'inquadratura ferma sui libri presenti nella casa di Giuseppe, loft in pietra viva, curatissima e splendida: Il regno di E. Carrère, che attraversa il Nuovo Testamento da buon ex-cristiano, individuandone ragioni letterarie falsate, e anche un'opera di J. Kerouac, statunitense notissimo che scrive la libertà dell'uomo. Ma tutti i colori del film vogliono richiamare il profumo della terra antica, e il legno, che da buon falegname anche il nostro Giuseppe lavorare, intaglia forme dal gusto sacro. Resta bella la scena di Bikira alla fontana, dove ne vediamo solo le mani che riempiono bottiglie d'acqua fresca e viva come quella descritta dagli evangelisti canonici. L'occhio della camera diventa lo sguardo di Bikira-Maria che in Giacomo "guardava intorno, a destra e a sinistra" e si muove con primissimi piani sul rubinetto d'acciaio e il fluire dell'acqua. Perché è al pozzo, riempiendo le brocche che Maria, secondo Giacomo, sente la voce chiamarla "piena di grazia" e si scoprirà gravida di vita. Spaventata, intimorita svela il suo stato allo sposo che, come quello biblico, è perplesso,incredulo e irritato. Giuseppe poi si rivolge ai figli per chiedere consiglio e pieno di vergogna si incammina per la sua notte oscura. E proprio nei meandri più bui e cupi del paese, quelli che celano la povertà, l'emarginazione, incontra Luigi, suo figlio tossico e al fianco di lui, in posizione fetale, dormirà il suo sonno. Un figliol prodigo perfetto, Luigi, quando alle prime ore del giorno di suo padre troverà solo un bi-glietto sul quale ha confermato il suo amore per lui, nonostante la sua vita dissipata. Questa è si la Natività, il messaggio più veritiero che Base ha colto dalle sue letture: un Bambino che nasce per rendere pienamente umana la vita dell'uomo. Così allo spettatore è dato di rispondere come Giuseppe alla domanda di Bikira: "mi credi?". "Mi fido". (La recensione del film "Bar Giuseppe" è di Rita Ricucci)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Bar Giuseppe":




Torna ai contenuti | Torna al menu