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Avengers Infinity War recensione] - Arrivati al diciannovesimo film della saga Marvel (ebbene sì, avete capito bene: film n. 19 del Marvel Universe!), finalmente i nodi vengono al pettine. Se nel progredire della serie abbiamo avuto talvolta la sensazione che la stessero tirando un po' per le lunghe, che cominciassero un po' a prenderci in giro, che alcuni capitoli fossero lì solo per allungare il brodo, ebbene all'avvicinarsi della fine, o meglio, della fine di quella conosciuta come la fase 3 del più grande franchise mai messo in piedi fino ad oggi, i pezzi sparsi del puzzle cominciano ad andare al loro posto. E se ultimamente i film Marvel avevano virato più decisamente verso i toni della commedia, vedi Thor Ragnarok per esempio, ora con Infinity war i tempi delle risate sembrano finiti. Tramontati. Fin dall'incipit gli indizi lasciano presagire scenari apocalittici: Iron Man in preda alle crisi di panico, Hulk che non riesce più a trasformarsi, Thor ridotto in fin di vita, Capitan America disperso chissà dove. Alle porte di questa che appare a tutti gli effetti come la cosmogonia definitiva, si profila il nemico più potente che i nostri supereroi abbiano mai dovuto affrontare e come già si intuisce tra le pieghe del racconto, il solo modo per batterlo sarà per loro ritrovare il gioco di squadra, ovvero mettere da parte incomprensioni, rivalità, orgoglio. Pena: morte e distruzione. Ancora diretto dai fratelli Russo, Anthony e Joe, che già diressero The winter soldier, Civil War e Ant-man e sono già al lavoro con la seconda parte di Infinity war, il film vince laddove riesce a superare e sfruttare l'ostacolo più ingombrante e più ostico ovvero riuscire a governare il numero dei personaggi, calibrarlo, dare ad ognuno il giusto peso all'interno di un insieme di trame e sottotrame coerente e unitario così da evitare la sindrome da ammucchiata di gruppo. Ostacolo superato dal primo Avengers, su cui ha inciampato invece il secondo (e su cui Justice League si è letteralmente fracassato). Al terzo l'aggravante è che i personaggi sono nel frattempo ancora aumentati: Doctor Strange, Black Panther, Spider-man, i Guardiani della Galassia al gran completo, ognuno esigente una centralità che la sceneggiatura riesce incredibilmente a fornirgli, senza forzature e senza abbandonare per strada i vecchi che rimangono comunque il fulcro dell'azione (bellissima l'entrata in scena di Capitan America). E se come abbiamo già detto troppo spesso abbiamo avuto la sensazione di una saga che cominciasse a girare a vuoto, qui, in 150 minuti di film (di cui si poteva sfrondare la lunghissima battaglia nella foresta) di cose ne succedono eccome e quasi tutte capitali e inaspettate e apparentemente irreversibili. Apparentemente. Perché nella lotta per evitare che il titano Thanos si impossessi delle 6 pietre dell'Infinito, disseminate qua e là negli episodi scorsi, ci saranno decisioni dolorose da prendere, sacrifici da compiere, lotte all'ultimo sangue che causeranno perdite e abbandoni. Da ambo le parti. Super uomini e semi dei, divinità che possono tutto e umani impotenti che non possono fare altro che guardare. La fine dell'inizio o l'inizio della fine. Nel bene c'è un po' di male e nel male c'è un po' di bene. New age ed esplosioni, blockbuster con un'anima. La resa dei conti è rimandata alla prossima puntata. E come sempre, non andate via prima dell'ultimo titolo di coda. Ormai non serve nemmeno più dirlo.
(La recensione del film "
Avengers Infinity War" è di
Mirko Nottoli)
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