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Avengers Endgame recensione] - Avengers: Endgame. Fine dei giochi. E stavolta i giochi finiscono sul serio. Una conclusione attesa, maestosa, di tre ore di durata che è una celebrazione dei suoi protagonisti, della loro storia, dei capitoli della saga che ci hanno condotti sino a qui. 22 film in un arco temporale di 10 anni ripercorsi a grandi linee, grazie allo stratagemma, un tantino logoro per la verità, dei viaggi nel tempo. Mai vista una cosa così. Un tale disegno, una tale programmazione, un tale dispendio di forze ed energie tutte ottimamente messe a profitto. Avengers: endgame più che un film è il degno coronamento di un'avventura memorabile, a cui abbiamo partecipato e che ha fatto sognare un po' tutti. Ha fatto sognare i bambini che per la prima volta hanno potuto vedere concretizzarsi in carne ed ossa gli eroi della loro fantasia, ha fatto sognare gli adulti che hanno riassaporato il gusto di ritornare bambini senza, tra l'altro, doversi minimamente vergognare a farlo. A riprova dell'importanza della circostanza basti dare un'occhiata al cast, composto da mostri sacri del cinema, premi oscar, attori affermati a fianco di giovani semi-esordienti, caratteristi navigati, nomi emergenti in rampa di lancio verso il firmamento; nessuno ha dato forfait, nessuno ha voluto mancare all'appello, all'appuntamento, alla festa: da Michael Douglas a Robert Redford, da Michelle Pfeiffer a Tilda Swinton, da William Hurt a Gwyneth Paltrow, da Natalie Portman a René Russo, da Tom Hiddelston a Frank Grillo, da Angela Basset a Marisa Tomei. Poi ovviamente ci sono loro, gli Avengers, che non stiamo nemmeno ad elencare. Forse di nessuna saga si può dire che abbia messo tutti d'accordi come ha fatto questa, l'alto e il basso, il ricco e il povero, cinema commerciale e cinema d'autore, cinema mainstream e cinema indipendente. Forma e sostanza. Esigenze di botteghino e urgenze di contenuti e argomenti con uno spessore che non fosse semplicemente nominale ma che con altrettanto spessore venisse restituito sullo schermo. Super uomini con super problemi non basta solo enunciarlo, bisogna mostrarlo e dimostrarlo. I meriti di Endgame probabilmente eccedono il valore della pellicola in sé, perché nonostante una sceneggiatura che definiremmo non all'altezza di quello che deve rappresentare, sicuramente inferiore a Infinity War, molto ingarbugliata, piena di zone d'ombra tra inverosimiglianze e ingenuità facilone, il film firmato ancora dai fratelli Russo è un continuo sali e scendi di emozioni, un concentrato di stati d'animo vissuti intensamente in cui si affastellano lacrime e risa, tormenti e sacrifici, esultanze, trionfi e groppi in gola. Tre ore dopo dall'inizio della proiezione, consapevoli di essere stati in questi anni testimoni diretti di un evento epocale che difficilmente, almeno in queste proporzioni, sarà ripetibile in futuro, attendiamo inutilmente dopo i titoli di coda la ormai consueta scritta "continua". Non sarà casuale il fatto che Stan Lee ci abbia lasciato qualche mese fa (e che in Endgame riviva in un'immagine digitalizzata negli anni '60). Stavolta la fine è davvero la fine.
(La recensione del film "
Avengers Endgame" è di
Mirko Nottoli)
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