La recensione del film Aquile Randagie

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AQUILE RANDAGIE - RECENSIONE

Aquile Randagie recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Aquile Randagie recensione] - Ventennio fascista, in Italia tutte le associazioni giovanili vengono dichiarate chiuse per volere del Duce, Benito Mussolini. Tra le tante vi è l'associane scout italiana. Ma alcuni dei ragazzi ed anche giovani adulti si oppongono a questo assurdo divieto e fondano Le Aquile Randagie. Guidati da Andrea Ghetti, detto "Baden" e Giulio Cesare Uccellini, detto "Kelly", assicurarono la continuazione dell'attività dei boy-scout in tutta clandestinità. Diretto da Gianni Aureli (ex capo scout) con la sceneggiatura di Gaia Moretti, "Aquile randagie" è un racconto di un fatto storico, che nel 1928 coinvolse scout lombardi, armati di coraggio, fedeli alla Promessa, che, pur vivendo con enorme paura la loro missione, usando messaggi in codice, dettero spazio soprattutto a quel senso indomabile di ribellione per aiutare chi si trovava in serio pericolo di vita. "Kelly" e "Baden" nomi in codice, utilizzarono la Val Codera, valle secondaria della Val Chiavenna, in provincia di Sondrio, per tutte le attività clandestine. Con operazioni a rischio, i ragazzi delle Aquile randagie percorrevano quelle valli per raggiungere il confine svizzero, ma una volta rientrati in città erano tenuti sotto stretto controllo dalle squadracce fasciste tanto che alcuni di loro vennero massacrati di botte, come successe a "Kelly", reso sordo da un orecchio. Fidarsi non sempre è un bene ma nel bisogno è necessario farlo. Ed è ciò che succede all'ufficiale nazista che nutre dubbi sul suo accompagnatore, il prete partigiano. E' la scena che apre il film, all'insegna dell'aiuto senza preconcetti tanto che i due finiranno per diventare veri amici. Gianni Aureli media un messaggio autentico sulla forza della coesione, sugli ideali che nutrono la formazione di tutti i giovani, ed usa l'avventura come proiezione per un futuro migliore. Ma "Aquile randagie" è anche un inno alla libertà di pensiero e di parola, una celebrazione della forza del gruppo, che non accetta divieti coercitivi. Un'opera sulla centralità del ruolo dei "traghettatori" di coscienze operose, nel rispetto delle loro individualità, nel vivere pienamente soprattutto il presente per salvare il futuro. Girato tra le montagne della Valtellina e della Val Godera, il film d'impianto tradizionale, esalta soprattutto la forza di volontà e di coesione che i giovani riescono a creare nel credere in un progetto edificante, in un momento di abbrutimento di valori verso la persona, l'uomo, in un contesto sociale che precede le nefandezze del secondo conflitto mondiale. (La recensione del film "Aquile Randagie" è di Rosalinda Gaudiano)
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