La recensione del film Aquarius

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

AQUARIUS - RECENSIONE

Aquarius recensione
Recensione

di R. Baldassarre
[Aquarius recensione] - Cannes, esterno-giorno. È il 17 maggio 2016, e uno sparuto gruppo di persone, donne e uomini, è in posa fotografica sulla scalinata di rosso ammantata. Tirano fuori dalle loro tasche dei piccoli cartelli, scritti in diversi idiomi (inglese, francese, portoghese), e li mostrano, con sobrio aplomb e fierezza, alla massa di gente che li circonda e all'obiettivo delle telecamere. Questo piccolo gruppo è il cast artistico di Aquarius, pellicola brasiliana presentata in anteprima al 69º Festival del cinema di Cannes, e sta protestando contro il "colpo di stato" che sta avvenendo in Brasile, contro la Presidentessa Dilma Rouseff e la fragile democrazia. "A coup took place in Brazil", è vergato in uno dei cartelli mostrato dalla giovane attrice Julia Benat, e che la "storica" Sonia Braga aiuta a innalzare più in alto. Passato e presente insieme contro il ritorno del fantasma della repressione. Sono proprio queste le prime immagini "cinematografiche" che gli spettatori (del mondo) hanno assistito. Prime sequenze di contestazione dal vero, che però sono una casuale quanto adatta "coda" post credits del film fiction di "protesta" di Kleber Mendonça Filho. Una pellicola necessaria, per comprendere la realtà economica e sociale del Brasile, uscita solo casualmente a ridosso di questa tragenda politica. Leggere parallelismi metaforici tra il Golpe de Estado politico e il "colpo di stato" narrato da Mendonça Filho, è troppo arrischiato e fuori luogo. È esagerato interpretare la violenta presa dell'edificio Aquarius da parte di spregiudicati immobiliaristi, e la conseguente pugnace lotta della "popolana" Clara contro di loro, come specchio di quelle arruffate lotte che accadevano nelle aule governative tra i falchi della destra e le "colombe" del PT; tra l'altro limpidamente mostrate dalle telecamere come se fosse un film grottesco di mediocre fattura. L'idea di partenza di Mendonça Filho di realizzare una disamina visiva di finzione, che però ha nelle pieghe umori documentaristici, intorno ai problemi sociali e culturali (finanche economici) quotidiani del Brasile. Scegliendo nuovamente Recife, sua città natale e già mostrata e "vivisezionata" in alcune sue passate opere (Recife frio e O som ao redor), Mendonça Filho traccia comunque un quadro generale dello stato comatoso del grande Brasile. L'irruente speculazione edilizia, di becero sapore capitalista, che sta spazzando via vecchi quartieri e/o soprattutto le favelas, sta occorrendo in tutto il paese, e sanguinose sono state le lotte per i virulenti espropri attuati dal governo (e soprattutto dal PT) per "ripulire" l'immagine urbanistica del paese per il Mondiale del 2014 e le Olimpiadi del 2016. Su questa finta e ipocrita pulizia la storia di Aquarius si poggia. L'eugenetica urbanistica prospettata dal giovane e rampante immobiliarista Diego viene illustrata a Clara attraverso patinati depliant, che mostrano un edificio più grande e migliore. Depliant superficiali che però, come altisonanti promesse politiche, riescono a convincere i locatari a (s)vendere i propri appartamenti. Aquarius, il nome dell'edificio, acquisisce, quindi, il valore di monumento popolano di un lungo e lontano passato. Radere al suolo quartieri malandati, ma che nelle loro crepe hanno anni e anni di storia e umanità, significa voler cancellare completamente il passato. E qui entra in gioco, con passione narrativa, il tema della memoria. Clara è la strenua guerriera che porta avanti il vessillo della memoria, sua e di quella collettiva. Le foto iniziali della Recife degli anni '60, le seguenti sequenze ambientate nel 1980 con la giovane Clara e la numerosa famiglia, oppure le foto in bianco e nero che tappezzano le mura del ristorante in cui Clara e Ronaldo vanno a pranzare e discutere, sottolineano proprio questa forza di non voler (far) dimenticare. La protagonista Clara, stupendamente incarnata dal mito cine-culturale Sonia Braga, porta nella memoria e sul corpo (il seno amputato) le bellezze e i traumi della storia. Il suo personaggio è una "sineddoche" ben cesellata di gran parte del popolo brasiliano, non solo di quello femminino. Evitando manicheismi, Mendonça Filho crea personaggi che non sono fissi su vetusti modelli di razza e ceto, in cui la differenza del colore e della pelle tracciano una netta differenza di classe e di pensiero (come ad esempio era presente, in chiave ironica, nella recente pellicola È arrivata mia figlia!). Clara è meticcia e di estrazione proletaria, ma è una donna di cultura; e gli immobiliaristi sono si ricchi e d'indole "yankee", ma anche loro sono meticci (di sangue e pelle) e di origine proletaria. Mendonça Filho, però, nella trama di Aquarius, attraverso il personaggio di Clara, tratta anche lo spinoso e claudicante tema della libertà, che nel "democratico" Brasile non è ancora molto attuabile. Libertà di protestare, ma soprattutto libertà di essere donna, di poter vivere la propria sessualità, anche se in là con gli anni. Mendonça Filho infila tanti temi in Aquarius, dettati dalla febbrile voglia di dover dire quello che sta accadendo a Recife e in Brasile. Sente la necessita di raccontare una storia narrativamente comprensibile e profondamente passionale, ma inserendo elementi di piccola analisi documentaria, come a voler ribadire ciò che teorizzava nella sua opera Critico (2008). Cioè, il regista non deve essere solo realizzatore, ma anche osservatore. Aquarius è un tomo visivo corposo, che svia diverse volte nella narrazione, e si concede delle fughe metaforiche tanto affascinanti quanto poco utili. Il regista non indietreggia, come la protagonista, davanti a nulla, e concede anche vere scene di sesso (la turpe orgia come immagine di un Brasile in decadenza; o il pene eretto del giovane marchettaro pagato da Clara per il proprio piacere). Aquarius è imperfetto, perché l'autore ha tentato il grande affresco (un Novecento pernambucano?), però è innegabile che Mendonça Filho è riuscito a far scorrere narrativamente la fluviale durata, riuscendo a coinvolgere, almeno per il tempo dello svolgimento, il pubblico. (La recensione del film "Aquarius" è di Roberto Baldassarre)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Aquarius":




Torna ai contenuti | Torna al menu