La recensione del film Aquaman

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AQUAMAN - RECENSIONE

Aquaman recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Aquaman recensione] - Ci voleva James Wan a risollevare la baracca DC Comics, dopo 5 tentativi andati falliti. Strana la vita per uno divenuto famoso grazie a Saw, horror realizzato artigianalmente con 4 soldi, e che oggi si ritrova alla guida di mega produzioni holliwoodiane (vedi anche Fast and Furious), quasi fosse uno dei pochi in grado di governarle, con un'attenzione maniacale per il dettaglio e la ricostruzione d'ambiente. Del resto con la saga di The conjuring ha già dimostrato di saperci fare nella creazione di mondi cinematografici paralleli. Con Aquaman però gli davamo davvero poche chances: un dio Nettuno metà uomo e metà pesce con la faccia da perno di Jason Momoa, che già in Justice League ci aveva lasciato tutti con il sopracciglio alzato. Dobbiamo ritrattare, esibendoci in una palinodia. Wan riesce a confezionare un' avventura avvincente e spiritosa, visivamente spettacolare, coloratissima e kitsch, con un' ottima calibrazione dei tempi, snodi narrativi congrui e una sceneggiatura molto articolata - che saccheggia e miscela tra loro elementi non nuovi (Indiana Jones, La spada nella roccia, Thor, I pirati dei Caraibi), spaziando geograficamente tra le più svariate location, dai fondali marini, al deserto, a un paesino della Sicilia - forse troppo lunga ma al contempo lineare, mossa da motori drammaturgici atavici e pertanto sempre efficaci, come vendetta, gelosie fratricide, troni usurpati, amori ostacolati, tradimenti, sacrifici. In bilico costante tra il serio e il faceto, con la giusta dose di truzzagine smargiassa, effetti speciali funzionali al racconto, dominati e mai dominanti, al punto che l'azione risulta (quasi) sempre leggibile, e un messaggio ecologista che darebbe ad Aquaman un substrato nobile e attuale ma che finisce per essere la parte più debole della pellicola, in quanto fondante e fondamentale al principio, poi persa per strada, schiacciata nel mezzo di un combattimento e l'altro, infine rievocata en passant ma solo in maniera da risultare contraddittoria (insomma, alla fine dei giochi, dell'inquinamento dei mari, che ce ne facciamo? Lasciamo perdere perché la Sicilia è bella e gli umani tutto sommato non sono così stronzi? Non un granché come ragionamento). E, incredibile ma vero, funziona alla perfezione anche Jason Momoa, anzi, saremo quasi tentati di dire che è una delle sorprese più piacevoli del film (oltre a lui, il feticcio del regista Patrick Wilson, Willem Dafoe, un sempre ben ritrovato Dolph Lundgren, Amber Heard e Nicole Kidman ancora alla ricerca dell'espressione perduta, alla quale vorremo dare un consiglio: vada a chiedere a Julia Roberts come si fa ad invecchiare e invecchiando a diventare più bella e più brava). Di origine hawaiana, Momoa ha iniziato l'Università studiando biologia marina. Quando si dice, nato per quel ruolo. (La recensione del film "Aquaman" è di Mirko Nottoli)
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