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Apache recensione] - L'altra faccia del turismo: con Apache, il regista Thierry de Peretti (anche nel nome, sintesi esemplare del sincretismo storico della sua isola) racconta una Corsica che non troviamo sui cataloghi Valtour ma che, nella sua bipolarità, assomiglia molto di più alle cronache sorbite ogni mattina insieme al caffè. Selvaggia, fascinosa, appetibile per quella fetta di turismo con pretese di originalità, la Corsica di Apache è in realtà un vero e proprio avamposto di guerra: qui vivono, sognano e rimuginano i cinque adolescenti di Porto Vecchio ammalati di indolenza che, in preda a un raptus, occupano la villa di un riccastro locale dove il padre di uno di loro lavora come custode, bivaccano per una notte e infine sfogano la paura della punizione in modo feroce e inaspettato. Portavoce di individualità e fanatismi etnici ma soprattutto di frustrazioni e ansie personali, ciascuno dei protagonisti si erge a manifesto di una disgregazione generazionale che sbriciola le fondamenta morali dei ragazzi e li lascia, nudi e soli, in balia dei peggiori istinti di conservazione. Se al disagio psicologico si aggiunge la vita in uno spicchio di mondo isolato e remoto, lasciato per secoli a ribollire di contrasti sociali e culturali tra le varie rappresentanze etniche, il disastro è molto più che latente: deve solo decidersi a scoppiare. Affidandosi a un girato scarno e diretto, fatto di piani sequenza e pochi colori, de Peretti costruisce una storia efferata e straniante, capace allo stesso tempo di estremizzare e di documentare un fatto di cronaca realmente accaduto. La sua è una tecnica minimal: l'occhio del regista si limita ad anticipare di poco le azioni dei personaggi, restituendole al pubblico con immediatezza e veridicità, senza enfatizzarle con la retorica del racconto postumo. Dalla sua analisi della società corsa contemporanea emerge un Paese pervaso di contraddizioni, di nemesi storiche e di mancate integrazioni, pronto a deflagrare, come tutti i luoghi di frontiera, in una versione violenta e scioccante della propria immagine da cartolina. Anche spogliato della sua patina di finzione, Apache rimane un film forte, emozionante, in grado di rispondere per le rime a tanti pregiudizi color pastello sulle bellezze da brochure. Vedere per ricredersi.
(La recensione del film "
Apache" è di
Elisa Lorenzini)
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