La recensione del film Ant-Man

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ANT-MAN - RECENSIONE

Ant-Man recensione
Recensione

di R. Baldassarre
[Ant-Man recensione] - Un ritorno al piccolo per la Marvel, non solo per la peculiare fisionomia del nuovo super eroe presentato, ma anche per la confezione del nuovo cine-comics. Dopo i caleidoscopici capitoli Guardiani della galassia e The Avengers 2: Age of Ultron, con Ant-Man si ritorna alla cesellatura di un solo personaggio, anche attraverso una messa in scena più sobria e minimalista. L'immenso franchise ideato dalla Marvel sta prendendo sempre più consistente forma, e gli incassi dei due precedenti episodi confermano come questo colossale "serial" continui a funzionare ottimamente. L'episodio Ant-Man ha anche il compito di serrare la Fase 2 (o Seconda stagione), iniziata con Iron Man 3; una chiusura leggera, che ha la funzione di alleggerire il corposo tomo cine-fumettistico che si sta forgiando lentamente. Un capitolo che ha comunque avuto una gestazione abbastanza difficile, soprattutto nel finale di pre-produzione. Messo in cantiere già nel lontano 2006, la trasposizione di Ant-Man era stata affidata completamente a Edgar Wright, giovane regista noto a quel tempo per il dissacrante L'alba dei morti viventi. Coadiuvato in sceneggiatura dal collega Joe Cornish (altro autore prettamente comico), i due sono cacciati come formichine con una sonora "schicchera" dalla Marvel nel 2014, a ridosso delle riprese. Causa della destituzione è che la Marvel temeva che lo script troppo dissacrante di Wright & Cormish rovinasse il personaggio e potesse creare un effetto domino a livello di incassi sulle opere successive. Questa nota produttiva di colore conferma anche di come in questo immenso disegno/fumetto visivo della Marvel le maestranze sono semplici pedine sostituibili, e conta solamente il prodotto. Tornado però alla pellicola… Il personaggio di Ant-Man ha avuto tre diverse incarnazioni. La prima volta nel 1962, in cui il protagonista era Henry Pym; la seconda nel 1979, nella quale l'uomo formica era Scott Lang; la terza e ultima avviene nel 2006, e ha le fattezze di Eric O'Grady. Per la trasposizione cinematografica si è scelta l'incarnazione di mezzo, che consentiva una sintesi funzionale e permetteva di legare perfettamente questo episodio con i precedenti e con quelli a venire. Ant-Man si rivela un tassello molto differente dai precedenti (avvicinabile come motteggio solo a Guardiani della galassia), in cui ritmo e stile sono permeati da un forte accento ironico, e addirittura con punte di vera comicità. Una linea rimasta (seppure alleggerita di molto dall'irriverenza originaria) anche dopo le defezioni di Wright & Cormish, perché all'aggiustamento dello script sono intervenuti Adam McKay e Paul Rudd, ambedue noti come esponenti del nuovo cinema demenziale americano. Si può dire che questa vena comica si riallaccia bene alla definizione propria di cine-comics; azione, avventura e spettacolo, ma anche sano atteggiamento canzonatorio. Un humour inevitabile anche per il tipo di super eroe proposto, in cui la sua specialità è di divenire piccolissimo e lottare con l'aiuto di frotte di formiche. Aspetto burlesco che traspare già nella scelta di Paul Rudd, fisico da sex symbol ma con movenze da idiota. Un looser della società che cerca il riscatto, e un imbranato super eroe casuale che ricorda, nel suo allenamento con il costume da super eroe, il bislacco personaggio del telefilm cult Ralph Supermaxieroe. Però l'umorismo sgorga soprattutto nelle scene comiche logorroiche con Luis (Michael Peña) e la sua scalcinata banda di ladruncoli. Scene demenziali che fanno da contrappeso alle usuali scene mirabolanti di pura azione. Che a loro volta sono contaminate dallo scherno, come per esempio l'ultima tra Ant-Man e Calabrone, che inizia in modo cruento e si conclude come un gioco. Il prodotto finale è discreto, con una vivace costruzione di racconto, ma si sente che il progetto iniziale di forte "derisione" e parodìa ha subito un brusco ridimensionamento. Un ritorno ai ranghi, a stilemi propri del genere, in sostanza. È vero che si palpano ancora alcune intuizioni di Wright & Cormish, ma sono mischiate e sopraffatte dalla seconda revisione mitigata. A questa poca compattezza, si aggiunge la regia di Peyton Reed, regista in passato di mediocri commedie. Messa in scena corretta però blanda e senza spessore, a conferma di come Reed sia un semplice esecutore. La pellicola Ant-Man, inoltre, avvalora come l'idea produttiva della Marvel sia una perfetta macchina di profitti, nel riuscire a soddisfare sia i fans della "serie" e sia gli occasionali spettatori. Ant-Man segue attentamente quella disseminazione d'indizi che rimandano ai capitoli precedenti e a quelli futuri, che possono essere colti solamente dai seguaci, ma sopra a questa precisa semina di tracce c'è un'ottima costruzione di spettacolo adatta a tutti. Un capitolo sicuramente minore, formichina dell'immenso mondo Marvelliano, ma funzionale nello spettacolo. (La recensione del film "Ant-Man" è di Roberto Baldassarre)
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