La recensione del film Annie Parker

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ANNIE PARKER - RECENSIONE

Annie Parker recensione
Recensione

di P. Ottomano
[Annie Parker recensione] - Non è semplice romanzare la cronaca di una donna che guarisce per tre volte dal cancro, che è tanto testarda da trovarsi un medico che le dia retta, quando lei gli dice: mia madre e mia sorella sono morte entrambe, di cancro. Deve esserci un legame tra me e loro, non può essere una coincidenza che il tumore al seno abbia monopolizzato le vite di tutte e tre. Non è semplice perché bisogna governare una serie di elementi ed esigenze con deliatezza: rispettare la cronaca, appunto, e imprimere contemporaneamente un buon ritmo alla storia, magari inventando o esasperando dei conflitti che potevano essere solo latenti. La strategia di Steven Bernstein, oltre a quanto elencato sopra, è quella di affiancare la ricerca di Anniea quella di un gruppo di medici guidato da Marie-Claire King. Entrambe sono alla ricerca dell'anello mancante per spiegare la maggiore predisposizione di alcune donne a sviluppare un tumore: quella che si rivelerà essere una mutazione del gene BRCA-1, individuata appunto dalla dottoressa King. Un articolo che Annie legge in proposito pone fine alla sua caccia, rasserenandola definitivamente: il suo personaggio è più visibilmente preoccupato dalla mancanza di una risposta a quella che pareva una maledizione della sua famiglia, che non della stessa malattia. Combattere contro un nemico sconosciuto è anche peggio che affrontarne uno ben noto, anche se non sai quante speranze hai di sconfiggerlo: puoi almeno dire di aver lottato "alla pari", nel secondo caso, se ci consentite l'espressione. Non è dunque semplice mettere in scena questo coacervo di sentimenti, se ci aggiungiamo pure il tradimento di un marito adolescente e di una cara ex amica, perché l'agiografia è sempre in agguato. Annie Parker (almeno il titolo inglese era più originale, con quel decoding in più) è comunque un esito dignitoso. Come si potrebbe, infatti, caricare di una colpa o di un altro conflitto le spalle di chi ha giù un cancro e un bambino cui badare allo stesso tempo?. Dignitoso perché Annie non è mai trattata con pietà dalla sceneggiatura, perché la sua autoironia e la sua determinazione hanno la meglio sull'autocommiserazione. Il problema è che la sua strada, pur essendo una salita per la maggior parte del tempo – a beneficio della suspense – è lastricata solo di torti che qualcun altro fa a lei, sia esso il destino o il marito; senza contraddizioni interiori che ci facciano davvero affezionare a lei perché simile a noi. Perché stiamo sempre parlando di finzione: in un documentario, forse, le cose sarebbero state diverse. (La recensione del film "Annie Parker" è di Paolo Ottomano)
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