La recensione del film Annabelle 3

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ANNABELLE 3 - RECENSIONE

Annabelle 3 recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Annabelle 3 recensione] - Ed e Lorraine Warren nel corso della loro pluridecennale attività di sensitivi, paragnosti, indagatori dell'occulto, hanno collezionato una vasta serie di oggetti tra i più disparati, conservata nel seminterrato della loro casa, a Monroe, nel Connecticut, ed è oggi uno dei musei più importanti al mondo sul tema del paranormale. Come il Louvre ha la Gioconda o il Reina Sofia ha Guernica, anche il museo dei Warren ha la sua star indiscussa: Annabelle. La bambola demoniaca, più che indemoniata, protagonista di una saga/spin-off del cosiddetto "The Conjuring Universe", ideato e scritto da James "Saw" Wan, che giunge ora alla sua terza puntata. Dopo un ottimo primo episodio di puro horror e l'immancabile secondo capitolo che perdeva tempo a spiegarci la genesi della leggenda, con Annabelle 3 torniamo al presente ovvero nella vita dei Warren, gli unici personaggi, realmente esistiti, le cui gesta ci interessa conoscere, ancora mirabilmente interpretati da Vera Farmiga e Patrick Wilson. Attenzione però perché Annabelle non è The Conjuring bensì una sua costola, motivo per cui i Warren ci sono ma non sono loro i protagonisti bensì la loro figlia preadolescente, Judy. Il primo punto di forza di Annabelle 3 è quello di dire una cosa fingendo di dirne un'altra. Omaggia i Warren lasciandoli per 4/5 di film fuori campo, omaggia Annabelle chiamando a raccolta tutti gli altri demoni presenti nello scantinato. Annabelle infatti è un collettore, è un tramite, non è posseduta da nessun demone e il film ha la capacità di non venire mai meno a questo presupposto. Il secondo punto di forza di Annabelle 3 sta proprio qui, nell'idea di ambientare tutta la vicenda nella stanza dove i Warren tengono chiusi i loro manufatti maledetti, il che equivale a ripercorrere di gran carriera i casi più celebri che li ha visti coinvolti. Il terzo e forse l'ultimo punto di forza sta nell'intelligenza di una pellicola horror finalmente matura, coerente, che non sacrifica la proprio verosimiglianza interna in nome dei soliti, superficiali, stratagemmi a cui ci ha abituato il genere negli ultimi tempi. Gary Dauberman invece, regista e sceneggiatore, dimostra di prediligere la paura al semplice spavento costruendo sequenze di suspance che non diano come risultato per forza il solito balzo sulla poltrona, la cui saggezza sta tutta nel fatto che i due piani, quello fisico e quello metafisico, si intersecano ma rimangono ben separati, non verificandosi quegli strani, risibili, fenomeni per cui uno spirito passa attraverso i muri ma per spegnere una luce deve svitare una lampadina. Con più di un occhio rivolto al Sesto senso, in Annabelle 3 la paura non è mai un giochetto fine a se stesso ma è sempre accompagnata da un sentimento di speranza, l'esistenza del male presuppone l'esistenza del bene e la morte è sì sinonimo di dolore ma attiene anche ai concetti di ricordo, malinconia, amore. Morte che ha colto Lorraine Warren proprio lo scorso 18 aprile, alla bell'età di 92 anni. Annabelle 3 è dedicato, doverosamente, a lei. (La recensione del film "Annabelle 3" è di Mirko Nottoli)
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