La recensione del film Altin in città

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ALTIN IN CITTA' - RECENSIONE

Altin in città recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Altin in città recensione] - Un giovane immigrato albanese, Altin Rama (Rimi Bequiri), lavora in una macelleria, ma ha un sogno nel cassetto: riuscire a completare il romanzo che sta scrivendo "Il viaggio di Ismael" e diventare scrittore di successo. Altin divide l'appartamento con l'amico Fabio (Fabio Del Greco) che, come lui, sogna di realizzare un bellissimo tour d'avventura nel mondo, sfruttando l'autostop e ospitalità gratuita. Il reality Masterstory, grazie ad un provino cui si sottopone Altin, pare che apra le porte della celebrità a questo incipiente scrittore. "Il viaggio di Ismael" romanzo autobiografico, è pronto, terminato nella sua stesura e non è altro che il racconto dell'immigrato Altin e di tutte le sue peripezie per sbarcare sulle coste italiane. Mara Le Monde (Chiara Pavoni), la conduttrice di Masterstory si rivela la benefattrice di Altin cui promette la vittoria nel reality. Ma Mara appartiene ad un mondo scaltro e bugiardo che darà ad Altin il suo benservito. Dalla tanto sognata celebrità, per Altin si spalancheranno le porte degli inganni e di inciuci, quello dei media televisivi, che non ha scrupoli e soprattutto morale. Fabio Del Greco, che ha una solida esperienza di film maker alle spalle, è veramente da lodare. Qui è regista, sceneggiatore, produttore, curatore del montaggio e della fotografia ed interprete. A tutto questo aggiungiamo che il soggetto di "Altin in città" è di notevole interesse. Ma purtroppo Del Greco, regista indipendente e… tuttofare, paga lo scotto di lavorare con un budget infimo per la realizzazione di questo film che soffre di una narrazione lenta e di alcune sequenze sceniche del tutto inutili, che andavano selezionate in fase di un montaggio più oculato. Rimi Bequiri cerca di dare forza caratteriale al suo personaggio, ma in più sequenze perde consistenza e credibilità. Se nella prima parte il film rispetta un senso ed una continuità narrativa, nella seconda parte la storia si aggroviglia in una trama che alterna alla realtà un mondo esoterico, magia nera, spazi inquietanti squarciati dal volto di Mara Le Monde, dall'aspetto di maga crudele. Troppa carne al fuoco e con pochi mezzi tecnici a disposizione rendono impossibile la realizzazione di un lavoro cinematografico compiuto, che abbia a suo vantaggio un minimo di referenze professionali. Peccato perché l'idea di raccontare il destino travagliato dell'immigrato Altin che vuole a tutti i costi riscattarsi attraverso la realizzazione di un obiettivo, un progetto, un sogno, è meritevole. Ma purtroppo un'idea fin troppo impoverita, che si annienta, alla fine, tra droga, suicidio e passaggio nell'aldilà con tanto di regressione… in un pasticcio filmico. (La recensione del film "Altin in città" è di Altin in città)
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