La recensione del film Affittasi vita

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AFFITTASI VITA - RECENSIONE

Affittasi vita recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Affittasi vita recensione] - Quando l'ebbrezza della vita assume un volto cupo, inespressivo, e quasi si è assaliti da un mal di vivere, tutto assume inutilità, fastidio, in un mutismo interiore catatonico. È ciò che succede a Michele (Massimiliano Varrese), giovane artista, un tempo di promettente affermazione. Ma se si sbaglia compagna, e questa è ricca, cinica e spregiudicatamente egoista al punto di annientare la creatività del suo uomo, allora la vita assume davvero il volto della noia assoluta. Michele è arrivato al capolinea, non è più nessuno, non ha più ispirazione e soprattutto non ha più alcuna fiducia in sé stesso. Deve completare un affresco per una manifestazione religiosa importante, ma è senza mordente ispirativo. Messo fuori casa dalla sua compagna, senza soldi, con appena qualche indumento, Michele è ad un bivio, molto pericoloso. Stefano Usardi, qui regista e sceneggiatore, apre all'importante significato della soggettività della vita, che deve essere rispettata nella sua dimensione di libertà individuale. Michele cambia tutto. Casa, ambiente, rione e soprattutto Michele cambia le persone che gestiscono il suo quotidiano. Trova una casa in affitto, una casa che accidentalmente condivide con Salvo (Giovanni Morassutti), attore impegnato, con vicini di casa amabilissimi, da Rosalia (Luisa Maneri) alla giovane Andrea (Sara Manduci), Boban (Giulio Cancelli) e a due strambi ricettatori di bare. Ed è proprio questo il messaggio autentico di "Affittasi vita": voltare pagina per riappropriarsi di sé stessi, del proprio carisma e scoprire che la vitalità positiva spesso viene mortificata proprio da chi ci circonda negativamente. Tra situazioni a volte paradossali, Usardi riesce in una narrazione alla fine coesa, debole nella parte iniziale per poi ricomporsi nella seconda parte, colmando i tempi morti. L'azione acquista padronanza e detta l'avanzare della metamorfosi di Michele, della sua trasformazione psicologica, morale e soprattutto culturale. È la cooperazione umana che trionfa sul nichilismo di ogni identità soggettiva. Il messaggio arriva, forte di un'ottima recitazione, e si veste di quella riconquistata forza interiore che Michele riesce anche a mediare a chi, a lui vicino, ne ha terribilmente bisogno. La fotografia di Enrico Michieletto coglie squarci della bellissima Trieste, porgendo alla fine la vastità meravigliosa del suo mare, arricchito dal volto sorridente di un bambino. Le musiche originali di Sursumcorda, melodie indovinatissime, completano il messaggio filmico nella sua interezza, sottolineando attimi, momenti, evocazioni e rinascita emozionale. (La recensione del film "Affittasi vita" è di Rosalinda Gaudiano)
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