La recensione del film Adieu Au Langage

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ADIEU AU LANGAGE - RECENSIONE

Adieu Au Langage recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[Adieu Au Langage recensione] - Una rottura sulla comunicazione filmica, sulla linearità delle immagini, delle sequenze, dei dialoghi, del senso estetico, una novità cinematografica che trasuda metafora e simbolismo. Tutto questo riassume l'ultimo film di Jean Luc Godard, "Adieu au langage", un addio al solito linguaggio filmico, adottando una comunicazione all'apparenza inquieta e disordinata, che si ricompone nella meticolosa scrittura del montaggio. Una donna sposata, un uomo, un cane che parla e pare che anche sogni, una barca, libri aperti con pagine svolazzanti, il tempo scandisce le stagioni, la città, la campagna, insomma un turbinio di citazioni e di emozioni vitali, senza voce. La donna e l'uomo si amano, litigano, si picchiano, immersi in un mondo che avanza con ogni sorta di forze, positive e negative, d'amore ed odio. I due si separano, non si amano più. Un film che finisce ed un altro che comincia. Sempre il cane, un bambino triste, quadri e libri di artisti famosi, la sintesi di un messaggio sull'uguaglianza che si compie nell'atto comune del defecare, su un cesso-trono. Con una comunicazione frammentata, la scrittura dell'ultimo Godard si fa visuale annunciando un cinema del futuro, squisitamente moderno. Una forma di scrittura innovativa, che va alla ricerca di uno schema dialogico e plurivocale, un linguaggio interrotto da diverse "voci" che divagano su discorsi multimediali. Nel rifiuto di un nesso continuativo e tranquillizzante di sequenze discorsive, Godard rende magnificamente la metafora di ogni possibile discontinuità della vita espressa attraverso questa coppia che si "rompe", si frattura attraverso un percorso vitale intriso di sensazioni, scelte, idee e inclinazioni soggettive. E' il cinema di Godard. Un razionale recupero della finzione cinematografica e contemporaneamente il suo disvelamento. Ed è così che "Adieu au langage" in 3D si annuncia come una grande lente indagatrice sui corpi, gli spazi, gli oggetti, le opere d'arte, le persone, l'umanità ed il mondo che l'accoglie, riassumendo molteplici codici in una stessa inquadratura o sequenza, con un risultato complesso ed armonico, polisemico. Ormai anziano, ottantaquattro anni suonati, Jan Luc Godard prosegue, da buon artigiano accurato ed intelligente, nel suo discorso poetico di ampio respiro, nella sua caratteristica abilità di creatore di cinematografia sempre orientata a trasporre in termini di fantasia una realtà poeticamente realizzabile. (La recensione del film "Adieu Au Langage" è di Rosalinda Gaudiano)
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