di R. Ricucci
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Addio al nubilato recensione] - (Su PrimeVideo) Difficile chiamarlo film accanto ai "Film". Nasce da un pièce teatrale, scritto da Apolloni, Daniela Delle Foglie e Fabrizio Nardi. Un cast omogeneo per colori, costumi e simpatia che assicurano poca simpatia.
Il film potrebbe essere letto come il trito e ritrito, così si dice per significare tutto ciò che è stato già detto ma Addio al nubilato va un pochino oltre. Addio al nubilato è diverso dal trito e ritrito, è la sovrabbondanza dello scontato sul già scontato, come dire che te lo tirano dietro dopo poco tempo.
La storia è sicuramente trita, nonostante ogni 10 anni si possa ripetere, così come ogni 20: cinque amiche fin dall'adolescenza che si ritrovano, come promesso, a 40 anni suonati, in occasione dell'Addio al nubilato di una di loro (che appunto, ha organizzato il tutto da sé stessa).
Lo scontato: le ragazze erano giovani adolescenti che sognavano la libertà e il femminismo. Allora abbiamo una bella spiaggia e i corpi nudi delle cinque belle attrici ma di fatto, non ci sanno mostrare che una corsetta e delle grida giulive.
Diventate grandi: una di loro, Vanessa (Chiara Francini, la più simpatica e coerente nella recitazione) è separata da un marito che si è dichiarato omosessuale, e ha una figlia; un'altra, Eleonora (Antonia Liskova) cerca di iniettarsi il siero della fecondità nell'amarezza di non aver scelto di tenere il figlio di cui era rimasta incinta in gioventù; l'altra, Linda (Laura Chiatti) è ancora indefinita nel suo essere donna tanto che si innamora della figlia di Vanessa, di soli 18 anni; l'ultima, Akiko (Jun Ichikawa) l'altra, vittima di emarginazione per via della lingua, perché orientale, è tornata all'origine dei tempi, mangiando solo frutta e portando a passeggio una piccola scrofa dichiarando di aver trovato la pace dei sensi (piuttosto che vivere!)
La sovrabbondanza dello scontato: parole usate e riusate, quasi lise, della filosofia orientale messe in bocca a Akiko che però, dalla castità sceglierà di avere una notte di furore con lo spogliarellista dell'Addio al nubilato, guarda caso, un uomo di colore, no profugo, dice lui, ben dotato e nudo tutte le riprese (coperto nelle parti intime da un orsacchiotto di peluche).
Ma quello che più stona sta nella sceneggiatura come la banalità delle battute compresi gli errori di senso (a meno che non si volesse dire che sono donne che ignorano davvero!): dalla mela mangiata da Eva nell'Eden al viaggio consigliato a Medjugorje o addirittura il povero novello marito che è Ambrogio (Adrian Gaeta) al modo dell'autista della pubblicità dei Ferrero Rocher!
Se le donne raccontate nel film sono irrisolte, ancora non mature, neppure lontanamente capaci di sembrare vere di fronte alla tomba dell'amica che aveva organizzato il tutto per farle riavvicinare e che in realtà è morta mesi prima, Apolloni sembra essere un uomo fortunato per permettersi il giochino di una pellicola della quale si può fare a meno. Non sono una signora, canta dal vivo Loredana Bertè… e dice bene…nessuna di loro lo è e neppure si può essere così trash.
(La recensione del film "
Addio al nubilato" è di
Rita Ricucci)
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