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Acrid recensione] - Acrid racconta la storia di quattro donne diverse nell'Iran di oggi legate da un destino comune. Soheila è un'infermiera che sta attraversando un brutto periodo con il marito ginecologo, spesso infedele; Azar, infatti, è la sua nuova segretaria ed è già oggetto di desiderio da parte di lui. Simin, invece, è un'insegnante di chimica separata dal marito violento e amante proprio del marito di Azar. Infine c'è Masha, studentessa universitaria allieva di Simin e figlia di Soheila, alla quale confessa il proprio amore per un uomo che vuole già sposare.
Presentato al Festival di Roma nel novembre 2013, arriva finalmente anche nelle sale cinematografiche italiane Acrid, il film diretto da Kiarash Asadizadey. Sullo sfondo di una Teheran contemporanea si sviluppa la storia di quattro donne che nella loro quotidianità sono oppresse dalla superiorità dei loro uomini e di una società che le emancipa a prescindere. Tradimenti, violenze, umiliazioni sono solo alcuni dei fattori che le protagoniste – volto di tutte le donne dell'Iran – devono subire ogni giorno. Ma se ne Il cerchio, il film Leone d'Oro a Venezia di Jafar Panahi, le donne erano passive e impotenti all'interno di un sistema già inviolabile, a distanza di anni le vediamo in una condizione leggermente migliorata, ma ancora ingiusta e incomprensibile. Soheila, Azar, Simin e Masha lottano per i loro ideali, o almeno, ci provano. Prigioniere in un Paese che non riesce a cambiare, si fanno portavoce di una realtà che lascia poca speranza per chi vuole – e dovrebbe – uscire dagli schemi, alla ricerca di quei diritti così comuni in Occidente e così impalpabili in Oriente. Kiarash Asadizadey, grazie ad una struttura narrativa circolare, fa affidamento su una sceneggiatura che apparentemente potrebbe sembrare semplice, ma che rimanda ad un messaggio sociale molto forte e che non ha bisogno di interpretazioni. Con una regia funzionale alla storia, Acrid si concentra nel mostrare il rapporto tra uomini e donne in un Iran ancora ancorato alla dittatura, ancora portatore di una diversità sociale che ha servi e servitori, incapace di superare quel confine e quel limite che farebbe la differenza. Acrid vuole dire aspro. E aspra è la vita di chi insegue un viaggio di fuga e di speranza che non solo non ha soluzione, ma che neanche ha la possibilità di iniziare. Le donne in Iran sono così, prigioniere nella loro stessa casa, impossibilitate a guardare il mondo con i loro occhi e a viverlo come dovrebbero.
(La recensione del film "
Acrid" è di
Martina Farci)
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