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Abbi fede recensione] - Giorgio Pasotti ritorna sulla schermo, protagonista e regista di Abbi Fede, disponibile su Rayplay.
In Io,Arlecchino, 2015, il giovane regista aveva affrontato lo scontro generazionale e culturale tra un padre, attore teatrale, Arlecchino il personaggio della sua carriera, e un figlio, conduttore televisivo. Con Abbi fede, Pasotti si cimenta con un altro binomio, assai più complesso: quello tra il male e il bene. Operazione ispirata al film Le mele di Adamo, del danese A. T. Jensen (2005), il film racconta lo sguardo benevolo di un giovane prete, don Ivan (Giorgio Pasotti), in una parrocchia vuota e desolata dell'Alto Adige. I suoi fedeli sono solo disgraziati colpiti da amari scherzi della vita: il primo, Gustav (Robert Palfrader), un ex campione di sci, alcolizzato; il secondo, Khalid (Aram Kian), ex terrorista, che chiede giustizia per la prevaricazione nelle sue terre, a causa del petrolio e Sara (Gerti Drassl), una donna incinta e problematica.
A questi si aggiunge Adamo (il bravo, Claudio Amendola), un neofascista obbligato a scontare la sua pena proprio lì, con loro. Già nel nome porta con sé il senso della disquisizione dell'intero film: il male è insito nell'uomo, fin dalla Genesi dell'uomo stesso.
A lui sarà chiesto quale opera vuole realizzare per redimersi dalle colpe e, colto di sorpresa, guardando il melo nel giardino di fronte alla chiesa, deciderà di fare uno strudel. Il compito, perciò, sarà quello di avere cura dei frutti dell'albero. Nella sua piccola cella monastica, Adamo è pronto a sostituire il Crocifisso con la foto di Mussolini.
Dall'ironia al cinismo, Pasotti cavalca l'onda dell'umorismo nero, in una tragicommedia. Don Ivan non vuole rendersi conto della realtà, o meglio, ne è a tal punto incapace che si racconta una vita da favola rimuovendo la sofferenza per decenni subita.
Un'infanzia di violenza e abusi da parte del padre, un matrimonio dal quale è nato un figlio cerebroleso, immobile su una sedia a rotelle, la moglie suicida per questo e lui, un tumore al cervello. Convertito e ordinato sacerdote, Ivan si preoccupa di lenire la sofferenza mostrando il bello e il bene che c'è in ogni evento della vita, fino a sfiorare l'assurdo e la follia.
Adamo assiste così, a sproloqui inauditi sulla bontà di Dio e sull'astuzia di Satana, il quale, agli occhi del prete, sembra essere il Tentatore del suo nuovo ospite.
L'audacia del film, sta certamente già nel titolo, un invito per tutti: Abbi Fede. È la fede ad essere richiesta ad Adamo, la fede nel Dio misericordioso pronto a perdonarlo. La fiducia che deve nascere è quella nell'essere umano perché capace di azioni buone, di bene.
Pasotti cerca di andare al di là della semplice retorica tra bene e male (non sempre riesce) proponendosi lo stesso sguardo di uno dei più grandi personaggi biblici che ha incuriosito i campi della filosofia e della teologia da millenni: Giobbe. La Bibbia che don Ivan ha donato ad Adamo è aperta fin da subito sulla pagina del grande giusto per antonomasia e, per quanto la testa pelata voglia richiuderla, si ri-apre sulla stessa. Comincia la lettura: Adamo è come gli amici di Giobbe, convinto che il male subìto da tutta la vita dal giovane prete sia opera di Dio, una prova crudele. Perciò, senza mezze misure, Adamo gli grida in faccia le pene di cui è vittima: la disabilità del figlio, il tumore…
La pellicola di Pasotti arriva al nodo centrale quando, come vera provocazione, il giovane amico prete viene colpito da una pallottola destinata ad Adamo, proprio alla testa. Entra in scena il nuovo binomio, scienza e fede: il dottor Catalano (Roberto Nobile) attesta che Ivan sarebbe morto, colpito dall'ennesima violenza della vita, dall'ultima ironia di questa vita maldestra.
Abbi fede, dice Pasotti. È il tempo della fede di Adamo, del cattivo redento. Prepara un piccolo strudel con la sola mela rimasta integra dai vermi assassini e…Abbi Fede, dice ancora Pasotti.
(La recensione del film "
Abbi fede" è di
Rita Ricucci)
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