La recensione del film A proposito di Davis

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A PROPOSITO DI DAVIS - RECENSIONE

A proposito di Davis recensione
Recensione

di David Di Benedetti
[A proposito di Davis recensione] - Greenwich Village, New York, 1961. Llewyn Davis (Oscar Isaacs) è un giovane cantautore che cerca faticosamente di farsi strada nel mondo musicale: chitarra in spalla, stretto nella sua giacca nel tentativo di difendersi dallo spietato inverno newyorkese e accompagnato da un affettuoso gatto dal pelo rosso, vaga di casa in casa ospitato da amici e familiari nella speranza, un giorno, di superare gli innumerevoli ostacoli che gli impediscono di diventare un famoso cantante folk. Quando si rende conto che persino il suo produttore è disinteressato alla sua musica, Llewyn decide di imbarcarsi verso Chicago per ottenere l'audizione della sua vita presso un potente impresario musicale, così da avere la giusta occasione per fuggire finalmente da una condizione di vita avvilente e precaria. Presentato lo scorso anno al festival di Cannes dove ha vinto il Grand Prix speciale della Giuria, "A proposito di Davis", la nuova fatica di Joel e Ethan Coen, ha ricevuto ben tre nomination ai Golden Globes 2014 e due meritate candidature agli Oscar (miglior fotografia e miglior sonoro). Il film è ispirato al periodo del cosiddetto "folk revival", che ha attraversato gli Stati Uniti tra gli anni '40 e '60 per culminare con l'arrivo di Bob Dylan sulla scena mondiale, intrecciando l'odissea musicale di "Fratello dove sei?" con la cinica ironia e l'irreparabile solitudine del professor Larry Gopnik, il protagonista di "A Serious Man". Ma se lì il povero Larry si trovava a fare i conti con un'ostinata sfortuna, in "A proposito di Davis" il timido e solitario Llewyn è diviso a metà tra la sventura e la propria accidia, abbandonato e odiato dall'ex fidanzata (una purtroppo poco presente Carey Mulligan) ora legata a Jim (Justin Timberlake), un promettente talento del folk. I Coen realizzano un film perfettamente in linea con i contenuti della loro filmografia, malinconico e scolorito (letteralmente, vista la fotografia fredda e desaturata che si sposa perfettamente con la condizione esistenziale del personaggio principale), il quale lascia, coerentemente alle ambientazioni, ampi e coinvolgenti spazi alla musica, firmata da T Bone Burnett (che ha suonato con Bob Dylan nel suo Rolling Thunder tour e ha realizzato la colonna sonora di "Fratello, dove sei?") assieme a Marcus Mumford, il frontman della band pop-country "Mumford & Sons". "A proposito di Davis" elogia ed evoca perfettamente un mondo ormai lontano, quello raccolto e pacato delle "baskethouses" americane, ancora lontane dalle violente lotte degli anni successivi (citate e raccontate magistralmente da Todd Haynes in "Io non sono qui") e attraversate dalle note malinconiche delle armoniche e delle chitarre, che accompagnano con dolcezza (e a tratti forse con eccessiva lentezza) i passi timidi e difficoltosi di un antieroico clochard. (La recensione del film "A proposito di Davis" è di David Di Benedetti)
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