VIZI DI FAMIGLIA
 

recensione vizi di famiglia

 
Le volte in cui Kevin Costner è tornato non si contano più. Dopo i fasti di "Balla coi lupi" e il successivo declino, non fa altro che tornare. Torna ma non resta, le sue sono rapide apparizioni, meteore che passano e si dimenticano, presenze diafane che giungono liete, si eclissano e se ne vanno nel silenzio, e ci si accorge di loro solo quando non ci sono più. Torna anche stavolta, il nostro Kevin, ma siamo pronti a scommettere che anche stavolta sarà solo di passaggio. Perché eccezion fatta per lo spunto di partenza, potenzialmente originale e ricco di incognite, il resto di questo "Vizi di famiglia" è da dimenticare, tra siparietti comici asfittici (ancora la gag dei due che vogliono fare sesso nella toilette dell’aereo ma lo spazio è troppo stretto e sbattono dovunque? Basta!), dialoghi da sit-com televisiva, regia piatta come una tavola  
 
da surf (Reiner in caduta verticale) e morale che si permette di spandere idiozia a piene mani restando impunita. Insomma se a vostro padre piace il tennis e a voi no, se vostra sorella smania dalla voglia di sposarsi e voi no, questo basta per convincervi che quello non è vostro padre, che quello vero è il protagonista de "Il laureato", ad andarlo a cercare, per poi finirci a letto non appena scoprite di aver preso fischi per fiaschi  
(lui è sterile!), con prevedibile incazzatura del vostro futuro sposo, che ovviamente vi sorprende a baciare l’attempato signore nel bel mezzo di una festa, dall’altra parte degli States. Prendere un cult movie come "Il laureato", immaginare che la storia fosse realmente accaduta, andare a ripescare gli stessi personaggi trent’anni dopo per vedere che fine hanno fatto, si presentava sulla carta come un’idea quantomeno sfiziosa, non fosse altro per il gusto di far interpretare Dustin Hoffman da Kevin Costner e soprattutto Anne Bancroft da Shirley Maclaine. Nei fatti purtroppo lo spunto si è tradotto in nulla più che stupido pretesto per una commediola pseudo-sentimentale sui timori delle responsabilità dell’età adulta in cui tutto è spudoratamente “cinematografico”, nel senso peggiorativo del termine, tutto finto, tutto annacquato, tutto con l’happy end a rimorchio fin da principio. Proprio nulla a che vedere con la pellicola del ’67 diretta da Mike Nichols. Spadroneggia l’ex signora Pitt che balbetta, inciampa, fa la maldestra, strabuzza gli occhi, arriccia il naso, indossa vestitini leggeri sopra il ginocchio, tenta di dire cose profonde e si comporta come una teen-ager in piena tempesta ormonale. Mattatrice Shirley Maclaine, molesta sopra i limiti di guardia nella sua affettata sicumera. Cammeo per Kathy Bates. Fanno presenza anche Mena Suvari in versione isterica e Mark Ruffalo compagno comprensivo. Senza dimenticare il nostro Kevin, imbolsito e defilato, sembra stia girando lo spot della Valleverde, ormai perfettamente calato in questa sua nuova veste di personaggio in controluce, che va, che viene, ma che soprattutto torna.


(di Mirko Nottoli )

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