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recensione underworld
evolution
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Underworld parte seconda.
La storia avanza e
con l’avanzare
si infittisce. Si
consiglia vivamente
di vedere o rivedere
il primo episodio
prima di entrare in
sala se non si vuole
correre il rischio
di non capirci nulla,
iniziando questo nel
punto esatto in cui
quello finiva con
continui riferimenti,
flashback, intrecci
di nomi e situazioni.
Di vampiri è
pieno il cinema, ma
il loro fascino rimane
immutato nonostante
le frequenti rivisitazioni.
Un po’ meno
di licantropi, forse
perché il loro
appeal è notevolmente
inferiore, tanto eleganti,
fascinosi, inquieti
gli uni quanto maldestri,
ottusi e innegabilmente
sgradevoli gli altri.
Sembra tutto già
visto e forse lo è:
carni tumefatte, ambientazioni
gotiche, teste recise,
zampilli di sangue,
fotografia virata
in blu, seducenti
creature della notte
strette in abiti scuri.
L’eterna lotta
tra lupi mannari e
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principi
delle
tenebre
aveva
bisogno
di nuova
linfa
dopo
il successo
ottenuto
dalla
prima
pellicola
(tant’è
che
sulla
stessa
onda
fecero
anche
l’obbrobrioso
“Van
Helsing”)
, per
cui
si decide
qui
di complicare
la trama
in un
intricato
intreccio
di dinastie
e discendenze
da cui
diventa
difficile
divincolarsi,
tra
nuove
stirpi
che
guardano
avanti,
vecchie
progenie
che
guardano
indietro,
ibridi
mezzosangue
dai
poteri
superiori
emblemi
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del
melting-pot
culturale
cui stiamo
assistendo.
Apprendiamo
con sorpresa
(con sorpresa?)
che le due
razze rivali
discendono
entrambe dallo
stesso ceppo
i cui due
figli vennero
morsi nel
lontano tredicesimo
secolo rispettivamente
da un lupo
e da un pipistrello
(ma guarda
te!). Chi
è più
forte di chi,
viene da chiedersi?
E perché?
Le giovani
forze transgeniche,
i capostipiti
millenari
incontaminati,
il primo licantropo
o l’ultima
vampira? Non
si sa. In
un film a
episodi regola
vuole che
il cattivo
debba essere
ogni volta
più
cattivo. Non
sapendo più
che pesci
pigliare,
in Blade hanno
deciso di
resuscitare
perfino il
Conte Dracula,
qui non si
osa (per ora)
scomodare
cotanto personaggio
e si opta
per confondere
le acque in
una lotta
trasversale
culminante
in una spirale
di tradimenti,
patricidi,
sostituzioni
ai vertici
del potere
di cui si
perdono presto
le fila (chi
libera Marcus?
Chi lo aveva
imprigionato?
E William?
E Corvinus?
E Victor chi
è?
E che ruolo
gioca in tutto
questo? Ci
sarebbe bisogno
di uno schema…).
Come copione
comanda, c’è
spazio anche
per la storia
d’amore
tra la bella
cacciatrice
Selene e l’umano
mutante Michael.
Stretta ancora
una volta
nel celebre
completo di
pelle nera
sadomaso una
sempre incantevole
Kate Beckinsale
(è
proprio il
caso di dirlo:
bello il costume
e bello soprattutto
quello che
c’è
dentro!),
mentre Scott
Speedman ricorda
vagamente
il nostro
Daniele Liotti
e questo non
gli giova.
Dirige con
stile apparentemente
visionario
Len Wiseman
che conobbe
la Beckinsale
sul set del
primo film
e adesso ne
è il
marito. E
almeno per
questo merita
la nostra
ammirazione.
(di Mirko
Nottoli)
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