TUTTI I BATTITI DEL MIO CUORE
 

- recensione -

 
Tom (Romain Duris) è un giovane imprenditore dal carattere ribelle e forte che sembra destinato a seguire le orme paterne nel campo della vendita di immobili, ma un incontro fortuito cambia la sua vita, facendogli riemergere l’amore per la musica. In questo film J. Audiard affronta una serie di tematiche di notevole spessore, umano ed etico. Il rapporto col danaro in primo luogo, morboso e totalizzante. Descrive una società in cui i conflitti sociali sono acuti ma anche freddi e spietati. Il giovane Tom non sembra farsi troppo coinvolgere emotivamente durante gli sfratti degli immobili che vuole vendere, come se nel suo cuore non ci fosse posto che per il lusso e la sopraffazione. Una specie di gladiatore d’alto borgo, ovvero un Robin Wood al contrario che ruba a i poveri per dare ai ricchi. In questo deserto esistenziale si inserisce  
 
il rapporto malato col socio, un uomo rissoso e infido, capace di qualsiasi cosa per soddisfare i propri istinti e bisogni e soprattutto, indifferente ad ogni affetto. Poi il rapporto paterno. Un padre bambino, capace solo di mettersi nei guai e di tenere il broncio quando le cose non vanno per il verso giusto. Un uomo che sperpera danaro immischiandosi in affari poco puliti, facendosi regolarmente truffare. Nel rapporto  
col padre c’è una inversione dei ruoli, il figlio che deve badare al padre, una parafrasi di una generazione con troppe responsabilità, troppi obiettivi e poco amore. Amore che però Audiard affronta nel paragrafo finale. Un amore corrotto, quasi maledetto. L’amore che nasce dal peggiore dei terreni, dalla più classica delle contraddizioni. La bellissima moglie del socio di Tom, (Agnes Aubè), insoddisfatta del matrimonio e continuamente tradita dal marito è solo un fiore da cogliere. Un amore in fondo casto, che trova una sua ragion d’essere e giunge come una nemesi nella storia dei personaggi. E infine il binario portante della musica. La musica come disciplina dell’anima a cui il protagonista si abbandona, lasciando dietro sé una scia di obblighi professionali insoluti di appuntamenti non rispettati, è un nuovo mondo in cui tutte le tessere sembrano andare al loro posto da sole. Il lavoro, le amicizie false, la tracotanza del mondo degli affari e la sua falsità, diventano bagagli di cui disfarsi, per raggiungere una redenzione sufica, cavalcando le note di J.S.Bach. Le estenuanti ore di lezioni di piano si sostituiscono alle vuote serate con i colleghi nei locali, compiendo un miracolo che pare impossibile, quello di trasformare un uomo inutile, se non dannoso a sé stesso e alla società, in un uomo con le mani intrise di bellezza assoluta.

(di Gianni De Mauro)

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