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recensione torremolinos
73
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Per quanto fertile
di registi, la Spagna
contemporanea aveva
finora proposto come
unici autori Pedro
Almodovar (diventato
immediatamente celebre
in tutto il mondo
per le sue tematiche
grottesche condite
con situazioni scabrose
ed erotiche), Alejandro
Amenabar (creatore
di tre piccoli gioielli
come "Apri gli
occhi" The Others"
"Mare dentro"),
e la sceneggiatrice-regista
catalana Isabel Coixet
(suo l’interessante
"La mia vita
senza me" di
qualche anno fa e
"La vita segreta
delle parole"
di prossima uscita):
Bigas Luna si è
ormai ridotto a fare
drammoni vecchio stile;
Carlos Saura, distintosi
per le sue critiche
alla società
spagnola del dopoguerra
e per il tema della
danza come metafora
della vita, dal 1999
non dirige. Molto
promettente il debutto
di un nuovo regista.
Pablo Berger è
alla sua prima prova
(dopo una brillante
car- |
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riera
come
direttore
di cortometraggi
e videoclips)
e questo
lavoro
mostra
appieno
la sua
maturità:
ha un
buon
estro
satirico,
è
padrone
della
materia
che
tratta
e degli
argomenti
che
tocca
(lavoro,
famiglia,
sesso,
impotenza…)
ed è
soprattutto
abile
nel
dirigere
gli
attori
(lasciando
anche
abbastanza
spazio
alla
loro
creatività).
"Torremolinos
73"
(presentato
la prima
volta
al Festival
del
Cinema
Spagnolo
di |
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Malaga
2003 dove
ha vinto i
premi principali,
proiettato
al Napoli
Film Festival
2004, apprezzato
negli Stati
Uniti nel
2005) giunge
nelle sale
italiane –misteriosamente-
con tre anni
di ritardo.
E‘ la
prima produzione
ispano-danese
ed è
ambientato
nel periodo
oltremodo
puritano di
Franco e del
postfranchismo
(gli anni
Settanta non
sono però
il protagonista
della pellicola
ma probabilmente
sono gli unici
anni in cui
una storia
del genere
poteva accadere).
Un accattivante
malizioso
ritratto (a
tratti molto
divertente,
specie nella
prima parte)
dell’industria
clandestina
del porno,
che esprime
altresì
quella particolare
ironia spagnola
che, più
di altre,
riesce quasi
sempre a raccontare
con arguzia
i dettagli
della commedia
umana. Il
film è
la prova che
la cinematografia
iberica lotta
con tutte
le sue forze
per combattere
lo strapotere
hollywoodiano
e lo fa non
imitandolo
ma tentando
vie originali
(e che è
possibile
apprezzare
in tutto il
mondo). Almodovar
è in
buona compagnia
e non è
il solo a
saper sbeffeggiare
con intelligenza
i vizi antichi
dei suoi connazionali.
Mai volgare,
con un notevole
ritmo che
desta sempre
l’attenzione,
con una ottima
ricostruzione
del periodo
analizzato
e gustosi
riferimenti
a Ingmar Bergman,
"Torremolinos
73" è
un film (liberamente
ispirato a
una storia
vera) fresco
e piacevole
che non vuole
solo far divertire
ma anche,
ed è
sempre una
cosa positiva,
riflettere
(qualche spettatore
potrebbe vedervi
una sarcastica,
seppur tenera,
meditazione
sul destino,
qualcun altro
un bell‘esempio
di umorismo
nero).
(di Leo
Pellegrini)
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