TERKEL
 

recensione terkel

 
Terkel frequenta la prima media ed è continuamente vessato dai bulli Sten e Saki. Ha una madre (Beatrix) accanita fumatrice e un padre (Leon) che usa solo il monosillabo “no”, entrambi assenti e menefreghisti; la sorellina (Rita), che lo adora e vorrebbe giocare con lui, ed è ignorata da tutti, compreso il fratello; il migliore amico (Jason), che non lo invita mai a casa sua e va in giro con una spranga, lo zio (Stewart) alcolizzato e ultraviolento… Un giorno Terkel inizia a ricevere minacce di morte e ad essere seguito da una misteriosa presenza. Potrebbero essere Sten e Saki. Chiunque sia, Terkel non sa come difendersi né a chi chiedere aiuto. Sarà il campeggio con la classe e il nuovo insegnante Gunnar l’occasione in cui si scoprirà la verità. Il cartone animato diretto dal danese Stefan Fjeldmark è il trionfo del non politically correct. I  
 
personaggi sfruttano un turpiloquio che non si sente neanche nelle “Iene” di Tarantino; alcuni dialoghi ricordano quelli di “Clerks” di Kevin Smith… e se si considera che l’80% dei personaggi è composto da bambini di 11 anni, la cosa è decisamente spiazzante. Inoltre, i deboli qui sono presi in giro impietosamente e finiscono per suicidarsi, senza che nessuno se ne preoccupi (come la cicciona Doris, innamorata  
di Terkel); le scene splatter non si contano, come la maldestra Rita, che si ficca la forchetta negli occhi nell’indifferenza dei genitori; lo zio Stewart che picchia a sangue Sten e Saki (non perché minacciassero il nipote, ma perché cercavano di rubargli la birra…) e arriva a strappare a morsi l’orecchio di Sten; infine, un opossum spiaccicato e sprizzante sangue. Il cartone è piuttosto discontinuo; da un lato le battute scurrili e le situazioni di cinismo estremo divertono, e molto; eppure dopo un po’ le parolacce e le volgarità stancano e finiscono per perdere quel potenziale trasgressivo e liberatorio con cui si manifestano all’inizio e la sensazione finale è che le aspettative non siano state mantenute. Il personaggio più riuscito è Arne, che svolge la funzione di narratore, e compare ogni momento in vesti diverse, a seconda della necessità: all’inizio come giardiniere quando introduce la storia, poi di volta in volta come insegnante di musica, bidello, compagna di banco (con tanto di barba e baffi) e persino nei panni di Gesù crocifisso, durante la messa… Inoltre Arne è doppiato da Elio, cosa che costituisce una valore aggiunto. Claudio Bisio presta la voce a Leon, per pronunciare gli innumerevoli “no”. Per quanto riguarda gli altri personaggi, alcuni doppiaggi sono decisamente azzeccati, come Lella Costa per Beatrix, Antonello Governale per Stewart, Simone D’Andrea per Terkel, ma nel caso dei compagni di Terkel, come Jason, Sten e Saki, le voci sono meno convincenti, soprattutto come intonazione e espressioni eccessivamente “paesane” e borgatare; dopo mezz’ora di voci impastate e di “bella lì”, (unite alle succitate parolacce) arriva una sensazione di fastidio.

(di Margherita Sanjust di Teulada)

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