ROLL BOUNCE
 

recensione roll bounce

 
Nei funkeggianti anni 70 la gioventù afroamericana, al contrario dei loro corrispettivi attuali, fissati col Gangsta Rap, i macchinoni, i bigliettoni, i catenoni d’oro e le sparatorie, si dedicava a tutt’altro tipo di passatempi, tra cui il Jam Skating: un fenomeno giovanile molto in voga all’epoca che mixava il pattinaggio a rotelle con la Disco Music, che aveva luogo in appositi locali. Questo è il contesto in cui è ambientato "Roll Bounce", teen-movie di formazione (alla Karate Kid, per intenderci) con ambientazione e cast All-Black, diretto da Malcolm D. Lee, regista che, a quanto pare, risulta trovarsi a suo agio in mezzo a capigliature Afro e pantaloni a campana (tra i suoi lavori troviamo "Undercover Brother", spy-comedy ambientata nel medesimo periodo). Protagonista è Xavier “X” Smith (il giovane rapper  
 
Bow Wow), un ragazzo dotato di talento e passione per i pattini, che nell’estate del 1978 si divide tra la gara di Roller-Disco allo Sweetwater, il locale “di classe” che X frequenta con i suoi amici, dopo che il loro ritrovo abituale nel ghetto ha chiuso i battenti, da cui nasce subito un’accesa rivalità col team residente capitanato dall’arrogante Sweetness; e al tempo stesso è alle prese con suo padre Curtis (Chi McBride), ri-  
masto da un anno vedovo, con cui si è creato una sorta di distanziamento affettivo. Tra momenti di divertimento alternati ad altri di sconforto, X cercherà di realizzarsi sia in ambito agonistico che familiare, riuscendo anche a trovare l’amore... Roll Bounce senza dubbio costituisce un’autentica delizia per gli appassionati di cultura Retro-Pop: L’ambientazione Seventies perfettamente ricreata negli indumenti e nelle ambientazioni, dove neanche il minimo dettaglio è stato lasciato al caso, è il punto di forza del film insieme alle molte sequenze coreografiche sui pattini (che hanno supposto un notevole allenamento da parte dei giovani protagonisti, nati quando i pattini classici erano già estinti a favore dei rollerblades), rese ancor più epiche dalla soundtrack composta da pezzi funky-soul dell’epoca, ottima anche per una festa a tema. L’atmosfera generale può risultare un po’ stereotipata, ma comunque è evidente il rispetto che il regista e gli sceneggiatori hanno per lo stile di vita e i valori su cui si basava questo contesto storico e sociale. I personaggi risultano ben caratterizzati, oltre che per il look anche per l’atteggiamento che riprende quello della gioventù black di quel periodo: X e i suoi quattro amici, col loro atteggiamento ricordano parecchio i protagonisti del cartoon Fat Albert, molto più di quanto lo fossero gli interpreti del mediocre adattamento live-action della suddetta serie animata, uscito lo scorso anno; i dialoghi risultano arguti ma con una certa ingenuità di fondo, tipici del lessico afroamericano dell’epoca dove a farla da padrone sono le battute che cominciano con “Tua madre...” o quelle con la frase “Ha chiamato (inserire soggetto a piacere) rivuole il suo (inserire complemento oggetto a piacere)! Notevoli anche alcuni personaggi secondari come i netturbini chiacchieroni o l’affittapattini playboy che si atteggia come Jimi Hendrix. La parte iniziale del film risulta scorrevole e piena di ritmo, al contrario della parte centrale, dove viene dato maggior spazio al difficile rapporto tra X e suo padre; purtroppo le sequenze “drammatiche” di questa sottotrama sono l’unico punto debole del film e risultano poco coinvolgenti e riuscite; comunque il tono riesce a sollevarsi al momento della gara di pattinaggio sul finale, soprattutto nella sfida uno contro uno tra X e Sweetness. Per chi é attento ai particolari, da segnalare invece due comparsate eccellenti che faranno invece piacere ai patiti degli anni 80 ovvero DMC, membro dei leggendari Run-DMC e icona del rap old school, e Tim Kazurinski, lo Sweetchuck di "Scuola di Polizia" (dal 2 al 4) che riaffiora dalle nebbie del passato sempre con la sua bassa statura ma invecchiato male... Roll Bounce resta in definitiva un film gradevole e divertente, il problema é che non si sa quanto il pubblico italiano possa essere attratto dalla Roller Disco, ma a parte questo risulta una visione adatta per i giovanissimi (anche per chi si sente ancora tale nello spirito), e che ha tutti i numeri per diventare un classico.


(di Marco Notari)

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