PER SESSO O PER AMORE?
 

recensione per sesso o per amore?

 
"Questo è un film a suo modo femminista, Daniela è una donna che tiene le redini del gioco e mi ricorda la Bocca di Rosa di De André: è fragile e forte, dolce ma sa quello che vuole, non può resistere all'amore, è uno spirito selvaggio e animalesco ma capace di grande tenerezza''. Così ha dichiarato in una intervista, parlando del film e del personaggio da lei interpretato, Monica Bellucci, e il tutto corrisponde al vero. Uno dei più bei ritratti femminili che la cinematografia ci abbia offerto negli ultimi anni, un inno alla bellezza e alla complessità della donna (al suo desiderio di libertà e parità, al suo essere contemporaneamente amante compagna madre) e va subito detto che Monica è perfetta nel ruolo (solo Gabriele Muccino, in "Ricordati di me", aveva finora saputo dimostrare che la Bellucci è qualcosa in più di un semplice  
 
splendido corpo). "Per sesso o per amore?" (ma molto meglio il titolo originale) è uno dei film più provocatori, arguti e intelligenti della corrente stagione. Tutto funziona alla perfezione: una sceneggiatura da dieci e lode (potrebbe essere un bellissimo testo teatrale), una ambientazione accuratissima, una regia senza sbavature, una colonna sonora - misto di jazz e melodramma- tra le più appropriate e inerenti alla storia narrata  
finora ascoltate, un complesso di attori in una vera e propria gara di bravura (una recitazione asciutta al massimo e senza alcun compiacimento... e con un ottimo doppiaggio). Bernard Campan è il vero ritratto del francese medio e rappresenta al meglio la figura di un uomo perdente all'inizio ma vincente alla fine, un uomo qualunque che nonostante le apparenze crede fortemente in se stesso; Monica Bellucci è convincente e coinvolgente oltre ogni aspettativa nel ruolo di chi non ha mai conosciuto l'amore ma suscita irrefrenabilmente il desiderio degli uomini, una prostituta ambigua ma non viziosa che sceglie di essere una donna normale, forte e fragile al contempo (figura classica nel cinema ma qui appare assolutamente originale); Gérard Depardieu conferma il vecchio detto "non esistono piccoli ruoli, esistono piccoli attori": una volta tanto non protagonista, conferma ancora una volta la stoffa del grande interprete (il ritratto che fa di una specie di gangster "burbero benefico" è assolutamente perfetto); Jean-Pierre Darroussin (uno degli attori che costituiscono la "compagnia fissa" di Robert Guédiguian) è mostruosamente bravo nella parte dell'amico-dottore e il suo monologo non sarà facilmente dimenticato. Un film sempre interessante, serio ed ironico, irriverente e dolce, profondo e divertente. un film che emoziona e ridà fiducia a chi ama il cinema e spera ancora in lui (non solo Cahiers du Cinéma vi ha visto un insieme di Beckett Godard Ferreri, ma tutta la critica francese si è entusiasmata: Paris Match, "Blier nous sert ici un de ses meilleurs plats"; Le Figaroscope, "Monica Bellucci n'a jamais été aussi fastueuse, et elle inspire visiblement le cinéaste, qui a retrouvé toute sa bizarrerie poétique"; aVoir-aLire.com, "Blier revient en meilleure forme, fort d'un casting charismatique. L'intérêt du film est (...) dans le regard mature et complexe de son cinéaste qui derrière le ton de la comédie dévoile sa tristesse et sa peur de la solitude et du vieillissement").

(di Leo Pellegrini)

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