strare
la sua ragazza
ai genitori.).
Una storia
che tocca
molteplici
temi, dal
rapporto genitori
figli alle
ambizioni
non soddisfatte
degli adulti,
dalla disgregazione
della famiglia
ai sensi di
colpa che
proviamo nel
vedere soffrire
chi amiamo,
dal potere
del linguaggio
all'impossibilità
delle parole
di esprimere
tutto. Una
storia che
correva il
rischio di
concludersi
con un finale
banale che
invece si
rivela l'unico
possibile,
coerente e
giustificato.
Un film che
invita alla
discussione
e che "rimane
dentro".
Un film che,
pur possedendo
suggestivi
e appropriati
effetti visivi,
centra la
sua attenzione
sull'identità
e la vita
interiore
dei personaggi,
personaggi
resi magistralmente
da due attori,
Richard Gere
e Juliette
Binoche, dal
carisma nettamente
superiore
alla media
e dai giovani
Flora Cross
e Max Minghella
(due giovani
finalmente
scelti per
il loro sapersi
calare perfettamente
nei rispettivi
ruoli e non
per l'aspetto
più
o meno gradevole).
Nota di merito
anche alla
colonna sonora:
finalmente
si ritorna
a un commento
scritto appositamente
per il film
(sempre più
spesso Hollywood
sembra privilegiare
la compilation
di canzoni
che mal si
amalgamano
con quanto
ci viene narrato).
p.s. la cornice
che fa da
sfondo alla
storia narrata
riguarda le
gare di "spelling"
in uso negli
Stati Uniti:
gli sfidanti
davanti a
un microfono
e sotto la
luce dei riflettori,
di fronte
al pubblico
e alle telecamere,
devono fare
lo spelling
di una parola
che un professore
medio difficilmente
riuscirebbe
a definire.
La decisione
di doppiare
anche questa
parte del
film toglie
significato
e drammaticità
a quanto vediamo.
(di Leo
Pellegrini)