NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI
 

recensione notte prima degli esami

 
Biglietto di presentazione dell'esordiente alla regia Fausto Brizzi: tra le altre cose è lo sceneggiatore dei principali filmoni natalizi ("Bodygards", "Merry Christmas" e i vari "Natale sul. in. a."). Con queste credenziali cosa aspettarsi? Un salto di qualità? La possibilità finalmente di esprimersi compiutamente? La prova di quello che vale veramente? Se queste erano le finalità, il risultato è più che deludente. Brizzi ha elaborato un soggetto e una sceneggiatura che sembra di aver visto già decine di volte (e in effetti è così), senza originalità né alcuna inventiva. Un quadro che presenta la gioventù con le stesse battute, gli stessi comportamenti, la stessa gestualità che molto cinema italiano ci ha ammannito ripetutamente e che pone l'interrogativo se i ragazzi siano effettivamente così o è solo la pessima immagine che ne hanno i nostri  
 
registi. "Notte prima degli esami" si presenta anche con l'aggravante di contenere messaggi pericolosamente negativi e di ricalcare opinioni "da bar", retoriche e qualunquiste (non bisogna mai fidarsi degli insegnanti, il primo della classe da grande farà il serial killer, niente di male ad andare a letto con la sorella della mia fidanzata tanto poi c'è il perdono.). Stupisce perché il film sembra non avere soltanto lo scopo di far passa-  
re due orette spensierate (e quindi qualche battuta volgare o insipida o banale può essere perdonata), le sue ambizioni vanno al di là. Dalle Note di Regia apprendiamo che vuole essere una metafora della vita (ma l'ambientazione risulta falsa e poco probabile), vuole essere la rievocazione degli anni 80 (sfido chiunque a capire il periodo in cui il racconto si svolge senza la didascalia iniziale), vuole essere un film sulla scuola (che naturalmente non serve a niente) e i professori (che naturalmente sono carogna), vuole essere una analisi dei rapporti familiari (?), vuole sottolineare l'importante passaggio dall'adolescenza alla maturità (ma latitano la poesia e la delicatezza de "Il tempo delle mele" che Brizzi cita nelle sue interviste), vuole. Due ore con una vicenda stiracchiata all'inverosimile, dove perlopiù accadono sempre le stesse cose (è il classico film che se durasse la metà nulla cambierebbe), recitato da un gruppo di ragazzi tanto carini, tanto accattivanti, tanto spontanei (ma che chiamare interpreti mi sembra un po' azzardato). Bravo Giorgio Faletti, che andrebbe maggiormente sfruttato al cinema (ma che qui è purtroppo alle prese con un personaggio contraddittorio e non coerente nella sua psicologia). Bravissimo Ric (Riccardo Miniggio), ennesima prova della verità di quanto diceva Laurence Olivier: "non esistono piccole parti, esistono piccoli attori".


(di Leo Pellegrini)

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