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recensione la
marcia dei pinguini
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Narra Fiorello con
delicatezza e trasporto
e gira con maniacale
attenzione e dovizia
di particolari Luc
Jacquet (ai danni
dei pinguini imperatore
qualche incidente
c’è stato,
questo va detto obbligatoriamente)
la migrazione dei
pennuti che dimorano
nel continente antartico
agilissimi nell’acqua
e deliziosamente goffi
sul ghiaccio. Marciano
per raggiungere il
luogo dove da secoli
si riproducono reiterando
percorsi e celebrando
le leggi della natura
e dell’istinto.
Nell’oamok (il
luogo deputato alla
riproduzione) sono
le femmine a scegliere
i maschi, a darsele
per accaparrarsi l’amato
e una volta scelto
il compagno, danzano
l’amoroso passo
a due dichiarandosi
reciprocamente idonei
all’accoppiamento.
Una volta deposto
l’uovo, la cova
è affidata
al padre. Il passaggio
è delicatissimo:
un errore e si |
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frantuma
uccidendo
il neonato.
Le temperature
freddissime,
si parla
di -40°,
gelano
l’involucro,
l’inesperienza
e la
sfortuna
nel
trasferimento
operano
la selezione
naturale.
Le femmine
lasciano
il branco
e raggiungono
l’oceano
per
rifocillarsi
e i
maschi
rimangono
a proteggere
il piccolo
in condizioni
climatiche
assassine.
Fanno
muro
per
proteggersi
l’uno
contro
l’altro.
Si passa
alle
suggestive
immagini
subacquee
dove
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la carovana
femminile
fa il pieno
di piccoli
crostacei
nonostante
la festa venga
interrotta
dal predatore:
l’otaria.
Nel frattempo
i piccoli
nascono: bellissimi
batuffoli
irrestistibili,
imparano a
difendersi
dalla procellaria,
predatore
di pulcini
e a riconoscere
il timbro
vocale dei
genitori unico
e irripetibile.
Finalmente
tornano le
madri a dare
il cambio
ai padri esausti.
Inizia la
marcia degli
affamati che
decima la
colonia maschile:
falcidiati
dalla stanchezza
e dallo stremo
delle forze,
molti scoccombono.
Infine la
famiglia si
riunisce e
quando è
il momento
i piccoli
sono pronti
per l’oceano
e in fila
indiana si
avventurano.
Si tuffano
nelle acque
cobalto e
da lì,
passeranno
quattro anni
(periodo nel
quale non
si sa bene
cosa faranno
e si aggiunge,
per fortuna:
sono affari
loro!) e una
volta pronti,
perpetreranno
ancora la
lunga marcia
verso il luogo
della vita.
(di Daniela
Losini)
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