|
|
|
|
recensione le
tre sepolture
|
|
Nella terra tra il
Texas e il Messico,
sorta di landa desolata,
la Polizia di Confine
controlla con la giusta
dose di noia e intolleranza
il via vai di clandestini
che provano a mettere
piede sul suolo americano.
Arriva un nuovo agente
(Barry Pepper, La
25a ora, convincente
faccia al servizio
dell’incredulità)
che finisce con lo
scombinare la routine.
Uno sparo nel vuoto
costerà la
vita a un rancheros
messicano e mal gliene
incolga perché
il fraterno e ostinato
amico cowboy (Jones),
vorrà risarcirne
la morte, apparentemente
senza colpevole. Tommy
Lee Jones, amabile
faccia spiegazzata,
fratello in indignazione
e granitica moralità
dell’intramontabile
Clint Eastwood, dirige
asciutto scegliendo
atmosfere rarefatte
e salti temporali
per raccontare gli
eventi, aiutato dalla
sceneggiatura scritta
dall’ottimo
Guillermo Arriaga
|
|
|
|
che
firmò
“Amores
Perros”
e “21
grammi”,
dell’altrettanto
bravo
Alejandro
Inarritu.
Semina
facce,
corpi
e disfacimento:
quello
della
bellezza
deturpata
dal
tempo
che
avanza,
dell’impotenza,
della
decomposizione,
dell’apatia
e dell’immobilità.
Incrocia
i destini
di una
cheer
leader
e di
un timido
messicano,
mostra
la solitudine
disperata
di un
vecchio
cieco,
mantiene
promesse
da uomo
d’onore
|
|
|
|
dispensando
punizioni
rabbiose e
pugni alla
meschinità
senza fermarsi.
Nemmeno davanti
all’evidenza
che forse,
sta inseguendo
un fantasma
o qualcuno
che lo è
divenuto.
Niente psicologie
sottili o
sfumature
ma ruvidità
e gesti grossolani
nutrono lo
spessore dei
protagonisti
e della trama.
Non si fanno
sconti alla
retorica ma
è ciò
che ti aspetti
dal deserto
se decidi
di affrontarlo:
che sia doloroso,
respingente
e senza oasi.
E che ti regali
qualche miraggio.
(di Daniela
Losini)
|
-
Scrivi la tua
recensione! |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|