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Tredici anni (e mezzo)
di prigione e un solo
pensiero: vendicarsi.
Park Chan-Wook allestisce
il terzo capitolo
sulla vendetta sviscerando
– letteralmente
– le sfumature
del peccato dopo "Sympathy
for Mr Vengeance"
e "Old Boy".
Accusata di aver ucciso
un bambino, Geum-Ja
bellissima madonna
diciannovenne, finisce
in galera a scontare
giovinezza e speranze.
Oppone il suo viso
immacolato alla difesa
più tenace
verso le ingiustizie.
Ne sia modello per
tutti, la fine della
Strega, donnaccia
che assoggetta le
detenute più
deboli ai propri piaceri,
punita irreversibilmente
dal sapone e dalla
candeggina. Pregare,
lava via i peccati
e di tempo per farlo
in prigione ce n’è
moltissimo. Scontata
la pena, esce tra
la curiosità
morbosa della gente
e la rapace necessità
dei media di fagocitare
qualsiasi brandello
di emozione. La pre- |
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sunta
assassina
d’innocenti
corre
a chiedere
perdono
per
il bimbo
ammazzato.
L’espiazione
è
teatrale:
si priva
di una
falange
e poi
per
amicizia,
di un
rene.
Gesti
estremi,
eseguiti
con
distaccata
partecipazione.
Nei
salti
temporali
e flashback,
si scopre
che
non
è
esistita
solo
la prigionia
ufficiale
ma anche
quella
imperdonabile
della
delega
della
propria
volontà
al complice/amante.
L’anno
di carcere
coniugale
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colma nella
nascita e
nella scomparsa
della figlia.
Il presente
è libero
dalle sbarre
ma definito
dal vitale
ritorno al
passato. Scopre
gli orrori
sotto al tappeto,
alleanze smarrite,
armi da fuoco
istoriate,
dolci rifugi
nell’impiego
in pasticceria,
dove tutto
è candido,
purificante
come la pioggia
finale di
neve e la
torta della
bambina perduta
e ritrovata
che monda
l’anima.
Consegna redentrice,
il vero assassino
di bambini
alla giustizia
violentissima
e torturatrice
dei genitori.
Grotteschi
boia annegati
nel sangue
che non porterà
nessun sollievo
né
conforto.
Racconto spiazzante
con qualche
indugio nella
parte centrale
meno coesa
ma denso,
immaginifico
e prolifico
viaggio nella
trasformazione
da innocente
naif a latrice
di morte e
dolore, senza
nessuna pietà
per se stessa
(“Troppa
felicità
per una peccatrice
come me”).
Simbologie
e paralleli
immediati
a parte, ogni
fotogramma
sgocciola
inventiva,
visi celestiali,
azioni feroci
e costrutti
implacabili
che riverberano
seducenti,
a cominciare
dai titoli
di testa.
Memorabili
fiori di sangue
per un memorabile
angelo caduco
e caduto.
(di Daniela
Losini)
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