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Arriva per tutti il
momento in cui la
famiglia ci reclama.
Specialmente chi è
emigrato dalla propria
terra sa benissimo
come, per quanto lontano
si possa andare, sia
impossibile recidere
definitivamente il
cordone ombelicale
che lo lega alle proprie
origini. E il ritorno
a casa porta con sé
un coacervo di sentimenti
contrastanti, assieme
ad un bagaglio di
ricordi che paiono
appartenere ad una
vita lontana e in
fondo mai vissuta.
Bisogna rinnegare
la propria identità,
costruita con fatica
e sacrifici, per tornare
ad essere quelli che
ormai non si è
più, risvegliando
un io che si credeva
seppellito per sempre.
Sergio Rubini (qui
impegnato come regista,
attore e sceneggiatore)
non si è mai
sottratto a questa
sorta di resa dei
conti con il passato
e in questo suo ultimo
lavoro, intitolato
emblematicamente "La
terra", prosegue |
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un
viaggio
estremamente
intimo
e personale
verso
le proprie
radici.
Un viaggio
che
è
al tempo
stesso
doloroso
e inevitabile,
unico
modo
per
superare
gli
errori
e gli
orrori
del
passato,
per
potersi
riconciliare
in primo
luogo
con
se stessi.
Per
giungere
alla
sintesi
finale
e perfetta
delle
proprie
vite
e dei
propri
affetti,
affrancandosi
una
volta
per
tutte
dal
passato
e dai
demoni
che
questo
genera.
Nella
storia
dei
fratelli
Di |
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Santo, Karamazov
dei nostri
tempi, sono
presenti tutti
gli elementi
drammatici
più
peculiari:
il conflitto
irrisolto
verso la figura
paterna, la
ribellione
giovanile,
i tormenti
amorosi e
pecuniari;
il tutto immerso
in uno sfondo
di staticità
e tradizione
tipico del
sud Italia.
Il viaggio
che riporta
a casa Luigi
(interpretato
da un impeccabile
Fabrizio Bentivoglio)
è più
metaforico
e psicologico
che fisico.
La distanza
tra Milano
e Mesagne,
paesino sperduto
della Puglia,
è infatti
quella che
separa il
Luigi maturo
professore
di filosofia
dal Luigi
adolescente
ribelle scacciato
dalla propria
casa per la
ribellione
al padre tiranno.
Un tragitto
che riapre
una ferita
mai cicatrizzata,
ma soltanto
dimenticata.
Proprio il
padre è
la figura
più
presente del
film, pur
essendo già
morto. È
sua la causa
sia della
cacciata di
Luigi che
del suo ritorno
a casa; sua
è la
terra oggetto
di discordia
e a lui sono
legati tutti
i ricordi
che impediscono
ai propri
figli di diventare
adulti, di
essere padri
loro stessi.
Eros e Thanatos
vanno a braccetto
in un dramma
familiare
che sconvolgerà
per sempre
la vita dei
protagonisti,
perché
per espiare
i propri peccati
e regolare
i conti con
il passato
è necessario
versare lacrime
e sangue.
(di Antonio
Nasso)
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