Danes) a sostenerla. Sarà accolta con tutti gli onori a parziale riconciliazione e grazie a un prezioso anello di famiglia messo al dito sbagliato, si farà luce sui sentimenti. Le amorognole feste natalizie sono funestate dalla malattia della madre, che sopporta eroica ma integerrima e dispensa sana disillusione. Film corale che può annoverarsi di diritto per consistenza e svolgimento nei classici polpettoni americani do-

ve dramma e leggerezza cercano di amalgamarsi di buon grado ma volendo essere alla moda, finisce per stilare un aggiornato elenco di clichè buonisti. Rimangono la scena divertente del trambusto catartico in cucina e un commovente ricordo in bianco e nero, unici brandelli di sincera incoscienza tra tanta, ridondante coscienziosità super progressista. Le promesse di sbraco sono mantenute: la fine si avvicina cedendo senza remore al melò e alla stanchezza narrativa. Siamo a metà tra “Ti presento i miei” al femminile e “Voglia di tenerezza” in versione indigesta e quanto mai discontinua.