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KIRIKU'
E GLI ANIMALI SELVAGGI |
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Michel Ocelot ha trascorso
parte dell’infanzia
immerso nelle suggestioni
africane (da piccolo
ha realmente vissuto
nella madre di tutte
le terre) e da questo
tipo di educazione
prende ispirazione
per i tratti tipici
del suo immaginario
artistico. Il registro
narrativo è
quello didascalico
- ma mai superficiale
- della parabola e
della metafora che
inducono all’ascolto
e alla riflessione.
I disegni sono tersi,
densi di colore, puliti
e senza fronzoli,
statici nel movimento
ma impareggiabili
nella rappresentazione
visiva. Dopo il grande
successo di pubblico
di “Kirikù
e la strega Karabà”
e con l’ausilio
della collaborazione
di Benedicte Galup,
si ritorna nella grotta
celeste, dove il nonno
del minuscolo e saggio
(ma non lezioso) protagonista
ha in serbo altre
piccole vicende da
sviscerare. Una bestia
nera e aggressiva
minaccia il raccolto
del villaggio e i
suoi |
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sono
costretti
a ingegnarsi
per
procurarsi
il cibo.
Scoprono
l’argilla
e fabbricano
terre
cotte
(la
genesi
del
commercio),
attraversando
la savana
per
raggiungere
il mercato.
Ma la
Strega
Karabà
odia
con
tutte
le sue
forze
il pollicino
nero
che
finisce
sempre
per
vanificare
ogni
sua
malefatta
e gli
scatena
contro
i suoi
guardiani:
i feticci.
Lo costringono
a rifugiarsi
negli
alberi
e per
liberarsi
troverà
un passaggio
di fortuna
aggrappandosi
a |
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una giraffa.
Le meraviglie
della natura
gli saranno
finalmente
accessibili
dopo tanto
affanno. Ma
la strega
ha in serbo
un colpo basso
e il piccoletto
dovrà
occuparsi
di salvare
la madre rischiando
ancora una
volta la propria
incolumità.
Intrecci disadorni,
con un sottotesto
immediato
che hanno
il pregio
di raccontare
di altri paesi
con estrema
spontaneità
e di fornire
una chiave
di lettura
diretta. I
personaggi
sono schematici
ma funzionali
al racconto
che si dipana
soave con
l’ausilio
di canti –
alle musiche
e ai testi
originali
ha contribuito
anche Youssou
N’Dour
- e celebrazioni
danzanti.
La morale
è lineare
ma mai semplicistica
e il neonato
scaltro e
intraprendente,
è adorabile.
(di Daniela
Losini)
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