I FRATELLI GRIMM
 

recensione i fratelli grimm

 
L’universo è quello fatato e pauroso delle favole, ma il tocco geniale di Terry Gilliam arricchisce di trovate divertenti e visionarie un racconto che va al di là del puramente fiabesco, a partire dai due protagonisti. William e Jacob Grimm, infatti, qui non sono i celeberrimi scrittori che tutti conosciamo e amiamo, ma due fratelli dotati di fantasia e inventiva che sfruttano le credenze della gente comune per trarne un concreto vantaggio... così il film inizia con un una falsa strega, un falso contro-incantesimo, due falsi eroi che si ergono a paladini della pace contro tenebre che non esistono. Will (un ottimo Matt Damon di inusuale simpatia) è cinico, razionale, pronto a cogliere qualunque occasione per truffare le anime semplici: il contrasto con Jacob (Heath Ledger), goffo, timido e sognatore non potrebbe essere più  
 
insanabile. La dinamica dei due personaggi antitetici è uno dei meccanismi principali del film, alla base di gustosi momenti comici ma anche chiave di lettura della storia, l’incarnazione di un contrasto che innerva tutto il film. La ragione entra continuamente in disaccordo con la fantasia, la fede nell’immateriale e nei sogni. Jacob non sfrutta i trucchi e le invenzioni per ricavarne denaro, ma come una sorta di prepara-  
zione in vista di qualcosa di più grande e sconosciuto che dovrà affrontare. Anche quando mette a punto gli stratagemmi insieme a Will, una parte di lui si perde in un mondo diverso e crede in quello che fa, convinto che esistano forze misteriose e strane creature non solo immaginarie. Durante gli anni in cui territori tedeschi sono occupati dai francesi, i Grimm sono incaricati di ritrovare le bambine rapite dal villaggio di Marbaden. Per il generale francese Delatombe si tratta di sventare un supposto complotto degli abitanti del paese ai danni delle truppe lì stanziate. Will non si interroga su chi sia il responsabile ma è attento a trovare immediate spiegazioni per riportare alla realtà gli inspiegabili fenomeni che osserva nella foresta di Marbaden. Solo Jacob crede a un’antica maledizione, a un incantesimo che ha corrotto e reso malvagi gli alberi e gli animali, dando vita a creature mostruose che rapiscono le bambine. I pregi principali della pellicola sono in primo luogo il meraviglioso mondo cupo e incantato a cui dà vita il talento visivo del regista, con il prezioso aiuto del direttore della fotografia Newton Thomas Sigel e le straordinarie scenografie realizzate da Guy Hendrix Dyas; in secondo luogo la riuscitissima mescolanza di elementi fiabeschi, magistralmente innescati in una storia a tratti spiazzante per il suo sapore moderno e il ritmo indiavolato. Si rimane a bocca aperta dinanzi a cappuccetto rosso inseguita da una presenza oscura, o vedendo Hansel e Gretel; tutti intrappolati nel buio del bosco più spettacolare che l’occhio possa concepire e gustare. Ci si perde nei colori, nelle casette, negli alberi, nei sentieri e nelle rocce che sembrano uscite dalle illustrazioni dei vecchi libri, ma con in più una forza e un’incisività dirompenti.

(di Margherita Sanjust di Teulada)

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