"Elizabethtown"
è la storia
del giovane Drew Baylor
(Orlando Bloom), disegnatore
di scarpe, che causa
un crack finanziario
di immani proporzioni
all’azienda
per la quale lavora
e per questo decide
di suicidarsi. Proprio
mentre sta per togliersi
la vita riceve una
telefonata dalla sorella
che gli comunica la
morte del padre. Decide
di andare a Elizabethtown,
il paese dove il padre
viveva, per approntare
le esequie e organizzare
un ricevimento in
sua memoria, ma sull’aereo
conosce Claire (Kirsten
Dunst) una giovane
hostess che entrerà
nella sua vita prepotentemente.
Arrivato nella piccola
cittadina, Drew riscoprire
il valore delle cose
concrete: la famiglia,
l’amicizia e
l’amore. Durante
il viaggio di ritorno,
seguendo le indicazioni
di Claire, cospargerà
le ceneri del padre
sulle strade d’America,
toccando tutti i luo-
ghi
fondamentali
della
storia
recente
di quella
nazione;
dalla
stanza
dove
ha alloggiato
Martin
Louter
King
al negozio
dove
Elvis
ha acquistato
la sua
prima
chitarra,
passando
per
i fiumi
e le
immense
foreste
del
continente
americano.
E’
una
classica
storia
d’amore
che
vorrebbe
farci
riflettere
sulle
cose
della
vita
e che
in parte
ci riesce,
anche
se con
una
certa
leggerezza
e superficialità,
nonostante
la storia
in sè
potrebbe
essere
un buono spunto.
Con una certa
dose di humour
nero tipico
del regista
Cameron Crowe
(lo ricorderete
per "Quasi
Famosi"),
si vorrebbe
ricordare
allo spettatore,
come se ce
ne fosse bisogno,
che la carriera
e il successo
possono sfiorire
in un attimo,
che la vita
del business
system non
ha una vera
ragion d’essere
nonostante
le sue luci,
i suoi incontri
frenetici
e i suoi fiumi
di danaro.
Bontà
sua. La storia
comincia con
un ritmo sostenuto
e ben congegnato,
un montaggio
incalzante
e con qualche
trovata che
fa sorridere,
ma attenzione,
non vuole
essere un
film comico
piuttosto
una commedia
brillante
con qualche
spruzzata
di umorismo
lugubre qua
e là.
Certo la vita
presa in considerazione
da Crowe è
quella di
un giovane
bello, ricco,
di famiglia
benestante,
che si muove
in un America
bella, ricca
e benestante,
un po’
lontano dalla
vita di tutti
giorni, dalla
gente comune
e dalla quotidianità,
anche se è
quello che
vorrebbe prendere
in considerazione.
Crowe ha almeno
il merito
di non essere
mai eccessivo
negli accenti
umoristici
e nelle scelte
narrative,
anche se la
bella storia
d’amore
e il viaggio
attraverso
un continente
sono temi
francamente
un po’
logori. Da
segnalare
la notevole
interpretazione
di Orlando
Bloom che
da solo tiene
in piedi il
film con appena
qualche sbavatura,
quasi trascurabile.
Gli fa da
contraltare
negativo il
ruolo insipido
dell’ipersorridente,
onnipresente,
straossigenata
Kirsten Dunst,
(la biondina
del New Jersey
già
interprete
di Maria Antonietta
e Spiderman2)
che non riesce
ad afferrare
la parte appieno
anche se c’è
da dire a
sua discolpa
che non è
facile sorridere
e ridacchiare
in continuazione
per tutta
la durata
della pellicola,
soprattutto
quando è
il regista
ad importelo.
Non molto
da dire invece
sulla presenza
di Susan Sarandon,
in ombra per
quasi tutta
la vicenda,
ad eccezione
di una magistrale
sequenza di
una ventina
di minuti,
praticamente
un monologo,
dove da sola
su un palco,
tiene la scena
magistralmente.
Il giudizio
non è
del tutto
negativo su
questo film
che in fondo
cerca, e talvolta
riesce, a
commuovere,
anche se eccede
nella voglia
di mettere
tutti d’accordo.
Per gli amanti
del genere
commedia romantica-brillante
è un
film da non
perdere, per
tutti gli
altri…
mah!? Munitevi
di molta pazienza
e sacchi di
pop-corn perché
centotrentatré
minuti, questa
la durata
dell’intero
film, sono
davvero tanti.