E SE DOMANI...
 

recensione e se domani...

 
Molti i lati positivi di questo film ispirato alla celebre canzone di Mina e che si è aggiudicato il premio speciale della giuria del Festival del cinema italiano di Annecy, applauditissimo dal pubblico: una buona conduzione degli attori, una trama interessante, un esperto uso della macchina da presa, un accattivante impianto musicale… Non mancano però gli aspetti negativi: il tono romantico scivola spesso nello sdolcinato, la retorica dei buoni sentimenti tende a prevalere su tutto, il ritmo lascia a desiderare, la sceneggiatura è lacunosa nel rendere credibili i personaggi (senza contare che ve ne sono alcuni di cui non si capisce la necessità e che servono solo a rallentare ulteriormente l‘azione)… Giovanni La Parola per il suo debutto nel lungometraggio parte da una storia veramente accaduta. Si parla di Mimì, un  
 
sognatore trentenne che ama da sempre Ketty, un amore inspiegabile e impossibile... anche perché non la vede più dai tempi della scuola. Quando ritrova il suo amico d’infanzia Giovanni per aprire una società assieme, scopre che ha sposato la donna dei suoi sogni. Giovanni muore: per aiutare la ragazza di cui è innamorato, bisognosa di un prestito per aprire una boutique, il protagonista si barrica in una banca  
e minaccia di far esplodere una bomba se la polizia non invierà un elicottero da cui lanciare milioni di banconote di euro sulla città di Bologna. Il fatto di cronaca diviene un pretesto per conoscere (mediante vari flash-back) il mondo di Mimi, un mondo fatto di sogni, sacrificio, lavoro. Nelle intenzioni del regista un ritratto di un singolo che diventa specchio delle paure, dei bisogni, delle aspettative... di una intera generazione. Il tentativo è di unificare la commedia all’italiana degli anni 70 con la lezione di Muccino & company, raccontare in modo tragicomico la vita di una persona per ridere e sorridere di vicende umane dolorose (e il messaggio finale, nonostante tutto, non è affatto consolante: il problema nella vita è che non si è mai contenti di quello che si possiede e si soffre sempre per quello che non si ha). Intenzioni senz’altro lodevoli… ma il risultato finale non corrisponde in pieno. Miscelare la commedia sociale, il sentimentale e (quasi) il thriller non è facile: indispensabile una sceneggiatura robusta e una regia più che esperta. Sul giudizio del film, la critica si è comunque divisa: chi lo ha ritenuto meritevole di tutti i premi ottenuti, chi vi ha visto un modo nuovo di fare cinema in Italia, chi ne ha lodato la miscela di serio e comico (fedele ritratto della vita che non è mai tutta una tragedia o tutta una commedia)… Altri hanno rimproverato l’eccesso di gag, il buonismo a tutti i costi, una certa noia che serpeggia qua e là... Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, al loro terzo film (dopo "A allora mambo" del 1999 e "Tandem" del 2000, riuscite amichevoli satire delle nevrosi contemporanee che fecero un piccolo sconquasso al botteghino), sono bravi ma funzionano più in televisione che al cinema. Bravissima Sabrina Impacciatore (premiata ad Annecy): per alcuni critici è lei la nuova Monica Vitti.

(di Leo Pellegrini)

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