CASANOVA
 

recensione casanova

 
Il padre di tutti i seduttori (da non confondersi MAI con gli aspiranti) non teme nulla: indossa la farsa con scioltezza (Heath Ledger, luminosa conferma), coltiva l’arte dell’ammaliare e della bugia e imbroglia mascalzone, impunito per nostra fortuna. Lo fa con la leggerezza e la sfrontatezza di chi si prefigge il piacere ma brama “l’attimo che valga una vita intera” perché ben sappiamo che l’Amore frega tutti, anche i più incalliti stropicciatori di lenzuola, corpi e convenzioni. In una Venezia da cartolina artificiosa ma colorata e ridanciana, protetto dal Doge e da tutti i suoi estimatori, Casanova scavalca puritani recinti e inquisitori papali (Jeremy Irons di viola vestito, brioso e sopra le righe), assume identità adatte per riconcorrere le vesti di una ribelle emancipata nei pensieri, Francesca (Sienna Miller, chioma color fuoco e oc-  
 
chio vispo) sino alla reciproca capitolazione. Niente zucchero mellifluo né messe in scena manieristiche come ci si aspetterebbe da chi (il regista è Lasse Hallstromm che girò “Chocolat” e il recente “Il vento del perdono”) ne fece uso smodato nelle pellicole precedenti. Mescola giochi delle parti, balli in maschera, satine e crinoline, torture e situazioni rocambolesche col puro gusto della smorfia che dileggia il potere e  
la sua dogmatica, quindi caricaturale, natura. Strizza l’occhio continuamente al desiderio circense di intrattenere con notevole ritmo e deliziosa sguaiatezza. Trine e vecchi merletti al cospetto di sempreverdi questioni, allestimento barocco ma moderno, divertito e brillante nel risultato.

(di Daniela Losini)

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