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Per ambientazione,
trama, impostazione
dei personaggi questo
film del regista inglese
Mark Mylod (fattosi
notare qualche anno
fa per il controverso
"Ali G")
richiama subito alla
mente quel gioiello
di "Fargo"
che Joel Coen diresse
nel 1996 (e da lui
stesso sceneggiato
col fratello Ethan).
Coincide nelle due
opere anche il centro
della storia: il sogno
o bisogno dei soldi
che rende così
facilmente criminali
le persone per bene.
Ma le somiglianze
terminano qui. Nel
film dei fratelli
Coen avevamo un amaro
e surreale ritratto
dell'America di oggi,
uno sguardo affettuoso
e al contempo spietato
sulla gente normale;
nel lavoro di Mylod
abbiamo semplicemente
un puzzle di generi
diversi che mal si
amalgamano tra loro.
Il racconto, ben ideato,
si prestava alla realizzazione
di un ottimo noir
o di una grottesca
cinica commedia gialla:
si è |
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intrapresa
invece
la strada
più
ardua,
quella
della
"black
comedy"
dove
il macabro
dovrebbe
armonizzarsi
con
il comico,
l'umorismo
nero
con
la satira
o la
parodia
(tipo
gioielli
come
"La
Signora
omicidi"
o "La
congiura
degli
innocenti").
Ma "The
big
white"
ha il
difetto
di presentare
un insieme
di personaggi
che
si vorrebbe
eccentrici
collocati
in una
situazione
che
si vorrebbe
paradossale,
senza
riuscire
nell'intento.
Il risulta- |
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to
ottenuto è
un collage
di film diversi
che si ostacolano
a vicenda
e non riescono
ad unificarsi:
c'è
la storia
d'amore, il
racconto di
una truffa,
l'indagine
su un cadavere,
l'analisi
di un rapporto
difficile
in una coppia
giovane, la
descrizione
di un vero
amore e dei
sacrifici
che esso comporta.
(giustamente
"Il Corriere
della Sera"
scrive "Si
mixano invano
tutti i generi
cercandone
disperatamente
uno che funzioni,
ma la macedonia
è indigesta
come poche").
Dispiace vedere
tanti magnifici
attori (veramente
uno più
bravo dell'altro)
coinvolti
in una simile
operazione.
Ognuno offre
una performance
straordinaria
ma ognuno
sembra agire
per proprio
conto, ognuno
in palese
contrasto
con l'altro:
la drammaticità
di Robin Williams
non si armonizza
con la buffa
tenerezza
che suscita
Holly Hunter,
la violenza
di Woody Harrelson
con le divertenti
e caricaturali
figure dei
due gangster
(Tim Blake
Nelson e Earl
Brown), la
notevole antipatia
del personaggio
interpretato
da Giovanni
Ribisi con
l'ingenua
e accattivante
Alison Lohman.
Ognuno è
formidabile
protagonista
di uno show
personale:
l'impressione
è di
assistere
a tanti siparietti
e non a una
vicenda unitaria.
Con una trama
del genere
(i maldestri
tentativi
per incassare
una assicurazione
approfittando
di un cadavere
trovato per
caso) il film
dovrebbe almeno
risultare
leggero e
far passare
un paio d'ore
spensierate:
tutt'altro.
"The
big white"
dà
l'impressione
di essere
più
lungo di quanto
effettivamente
sia, procede
lentamente
e con una
certa pesantezza
procurando
a volte nello
spettatore
noia e irritazione.
(di Leo
Pellegrini
)
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